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VENEZIA - Il primo è Sant'Antimo, in provincia di Napoli, commissariato da quasi due anni per condizionamenti mafiosi. L'ultimo è Marcon, in provincia di Venezia, amministrato da una maggioranza di centrodestra. Dall'uno all'altro, scorre un elenco di 2.325 opere, immaginate dagli enti locali per riqualificare i rispettivi territori. Sarebbero tutte meritevoli di sostegno, secondo i ministeri dell'Interno e dell'Economia, ma ci sono soldi solo per 1.784. Fra i 541 progetti che sono stati ammessi ma non finanziati, 210 risultano presentati da 53 Comuni del Veneto. È riassumibile in questi numeri la protesta di Mario Conte, sindaco leghista di Treviso e presidente regionale di Anci, a nome dei colleghi rimasti esclusi dal bando per la rigenerazione urbana: 3,4 miliardi di euro, tratti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, destinati più al Sud che al Nord.
IL FASTIDIO
Da giorni monta un «diffuso malcontento e disagio», come si legge nella lettera del presidente nazionale Antonio Decaro e degli omologhi di tutte le regioni, appena inviata ai ministri Luciana Lamorgese e Daniele Franco. Ma ora il fastidio è particolarmente avvertito sopra al Po, a giudicare dal tenore delle telefonate avute da Conte. «L'ultimo a chiamarmi è stato Beppe Sala da Milano riferisce che ringrazio per l'asse che si è subito costituito tra noi.
I CRITERI
Prima assoluta è la Campania, con 79 municipi, per un'erogazione complessiva di 489 milioni. Seguono la Sicilia, con 60 centri e 423 milioni, e la Puglia, con 59 realtà e 399 milioni. Appena sotto il podio c'è il Lazio, con 53 città e 336 milioni. Speculare è la posizione del Veneto: quartultimo con 7 Comuni e 30 milioni, mentre il fanalino di coda è il Friuli Venezia Giulia, con una sola opera da 1,6 milioni. Nel mirino del Nordest, e non solo, ci sono i due criteri in base a cui sono state ripartite le risorse. Il primo prevede una distribuzione «almeno proporzionale alla popolazione residente» in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. Il secondo è costituito dall'«indice di vulnerabilità sociale e materiale», calcolato con un algoritmo che tiene conto di sette indicatori, tra cui la percentuale di popolazione «analfabeta e alfabeta senza titolo di studio», l'incidenza di giovani di 15-29 anni «non attivi e non studenti», la quota dei nuclei familiari «con potenziale disagio economico» e «assistenziale».
LE RICHIESTE
Evidentemente in posti come Treviso le famiglie stanno sufficientemente bene, se sono rimasti fuori i progetti di rigenerazione dell'ex caserma Salsa, della casa alloggio ex macello, della biblioteca e delle mura. «Non ce l'ho con il Mezzogiorno assicura Conte ma penso che la mia comunità abbia la stessa dignità delle altre. Perciò abbiamo due richieste per il Governo. La prima è di tamponare la situazione attuale, stanziando i 900 milioni che mancano per finanziare i 541 progetti ammessi e subito cantierabili. La seconda è di non replicare gli stessi requisiti di questo bando per gli altri che riguardano il Pnrr: fatto salvo il 40% per le aree svantaggiate, è giusto che per il restante 60% la competizione sia alla pari». Concorda il deputato forzista Roberto Caon: «Il Pnrr non deve dimenticare il Nord. Ne va del futuro di tutti e dell'interesse nazionale, compreso quello delle regioni meridionali».
Il Gazzettino