«Le foibe furono pulizia etnica, sono Slovenia e Croazia a doversi scusare»

La cerimonia a Basovizza nel Giorno del Ricordo
TRIESTE - «Chi deve chiedere scusa sono i governi dell'ex Jugoslavia, all'Italia, agli esuli e agli infoibati. Vorremo che i presidenti di Slovenia e Croazia...

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TRIESTE - «Chi deve chiedere scusa sono i governi dell'ex Jugoslavia, all'Italia, agli esuli e agli infoibati. Vorremo che i presidenti di Slovenia e Croazia imitassero il grande gesto di Willy Brandt a Varsavia, quando il cancelliere tedesco si inginocchiò davanti al memoriale del ghetto di Varsavia».


Stavano per placarsi le polemiche divampate tra l'Italia e i Paesi limitrofi dopo le dichiarazioni dei politici italiani domenica scorsa alla foiba di Basovizza in occasione del Giorno del Ricordo, che l'assessore all'Ambiente Fvg ed esponente dei Fratelli d'Italia Fabio Scoccimarro ha dato fuoco alle polveri. A Scoccimarro non sono affatto piaciute le lettere, le iniziative di "ricucitura" anche dal Quirinale, che hanno il sapore di scuse, di retromarcia dopo le parole del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, del ministro dell'Interno Matteo Salvini e all' acceso discorso del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza.  «Tajani va interpretato - dice Scoccimarro - perché come diceva Almirante non vogliamo schierare i carri armati sul confine, ma nulla vieta di considerare Istria, Fiume e Dalmazia terre di cultura italianà», ha tuonato Scoccimarro, criticando quei politici «ignoranti o in mala fede» per i quali «Foibe ed esodo non furono una pulizia etnica». Liquidando come «sciocchezze» l'invito alle «autorità italiane a chiedere scusa a Slovenia e Croazia», l'assessore regionale Fvg ha detto, al contrario, di «aspettare i politici d'oltrefrontiera sulle foibe», augurandosi «che i manuali scolastici di Slovenia e Croazia riportino finalmente in modo corretto e oggettivo la tragedia del confine orientale senza tacere sulla follia jugocomunista che ha inghiottito centinaia di migliaia di persone d'ogni lingua e credo». Scoccimarro ha proposto, a titolo di testimonianza storica, come per gli ebrei deportati, di sistemare pietre d'inciampo «per gli infoibati e assassinati davanti le loro case in Venezia Giulia Istria e Dalmazia», tutte «vittime di Tito». «Nessuno nega le vessazioni del fascismo, ma rifiuto il giustificazionismo relativamente alle atrocità slavocomuniste. Un crimine non pareggia un altro crimine - ha sintetizzato Scoccimarro - Un crimine più un altro crimine, fanno due crimini». E per concludere l'invito a «togliere a Tito l'onorificenza della Repubblica come ormai chiediamo da anni».
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Il Gazzettino