Il fiume Po è sempre più a secco: agricoltura nei guai

Il fiume Po è sempre più a secco: agricoltura nei guai
ROVIGO - Meno 25 per cento sulle portate mensili di gennaio e meno 32 alla sezione di chiusura del bacino di Pontelagoscuro, dove il valore puntale di portata è a 765 metri...

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ROVIGO - Meno 25 per cento sulle portate mensili di gennaio e meno 32 alla sezione di chiusura del bacino di Pontelagoscuro, dove il valore puntale di portata è a 765 metri cubi al secondo. Con queste medie e con la previsione che nelle prossime settimane continuerà il regime anticiclonico, con precipitazioni al di sotto della media climatologica e temperature decisamente al di sopra, il risultato è che se la situazione non cambierà, si potrebbe generare un conflitto futuro tra le logiche di rilascio, non sovrapponibili, tra produzione idroelettrica e fabbisogno agricolo.


CRISI PROTRATTA

La crisi dello stato idrologico del Po, infatti, perdura da diverse settimane ed è aggravata dalla forte carenza o assenza di precipitazioni nevose. Questa situazione potrebbe rendere piuttosto difficile la stagione primaverile all'agricoltura e all'habitat dell'intero distretto padano. E così l'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, che opera sotto la vigilanza del ministero della Transizione ecologica, e il segretario generale Meuccio Berselli, lanciano l'allarme sul protrarsi della situazione di sofferenza del grande fiume.


PROBLEMI IMMINENTI

L'inverno particolarmente avaro di precipitazioni e la relativa scarsità di risorsa idrica accumulabile, ormai, preoccupano fortemente in vista dell'avvio della stagione irrigua. Il totale della riserva idrica invasata nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di manto nevoso, è diminuito ancora rispetto alle settimane precedenti (meno 5,2 per cento), e ora è meno della metà della media del periodo 2006-2020 (meno 51 per cento). Ci sono anche bacini di raccolta senza più una goccia di acqua. Non basta questo aspetto, perché un'anomalia ancora più marcata è quella dell'entità del manto nevoso: questo fattore, denominato Snow water equivalent, è prossimo su tutto l'arco alpino al meno 55 per cento rispetto alle medie stagionali, con punte del meno 80 per cento in alcune zone.


NECESSITÀ OPPOSTE

Un simile quadro ha tempi di ritorno di circa cinque anni, spiega il segretario generale Meuccio Berselli, e si presenta quando si instaurano condizioni meteorologiche con inverni particolarmente secchi. La siccità potrebbe mettere in crisi non solo l'habitat e le irrigazioni agricole. Prossimamente potrebbe anche generare un conflitto tra la produzione di energia rinnovabile dai bacini di accumulo idroelettrici, più che mai necessaria nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento specialmente in una fase di forte aumento dei prezzi della produzione da fonti fossili, e la scelta di attivare gli stessi bacini per dare acqua alle campagne, se continuerà la siccità idrologica. La situazione nei laghi, inoltre, non è rosea: il volume invasato nei laghi lombardi, rispetto alla settimana precedente, è diminuito sia per il Maggiore che per quello d'Iseo, mentre è rimasto costante per i laghi di Como (meno 9 centimetri) e di Garda. Ma in tutti i laghi i deflussi sono maggiori degli afflussi ed è particolarmente in crisi il lago Maggiore, con un ammanco di circa 100 milioni di metri cubi.


Anche nei bacini montani la riserva dall'inizio di gennaio è in diminuzione: mediamente del 30 per cento, anche se la situazione varia da sito a sito. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino