Finto vaccino per far ottenere il Green Pass agli amici: l'infermiera rischia il licenziamento

Finto vaccino per far ottenere il Green Pass agli amici: l'infermiera rischia il licenziamento
TREVISO - «Se le accuse verranno confermate, non ci sarà altra strada che il licenziamento». Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca, non...

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TREVISO - «Se le accuse verranno confermate, non ci sarà altra strada che il licenziamento». Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca, non lascia margini davanti all'inchiesta che vede Elena Venzo, infermiera di 48 anni, indagata a piede libero per falso ideologico e omissione di atti d'ufficio perché nell'hub dell'ex Maber di Villorba avrebbe solo finto di vaccinare contro il Covid un'amica insegnante, in modo da consentirle di ottenere il Green pass senza realmente sottoporsi all'iniezione. Al momento non si esclude che possano essere coinvolti anche altri dipendenti dell'azienda sanitaria. «Questo ad oggi non ci risulta. Ma restiamo a disposizione della magistratura chiarisce Benazzi vogliamo comunque rassicurare tutti i cittadini: stiamo parlando di pochi casi tra amici e conoscenti. Chi si è vaccinato nell'hub di Villorba non ha nulla da temere». 


I DANNI

Il 15 settembre, intanto, la 48enne dovrà presentarsi anche davanti al consiglio di disciplina dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Treviso, guidato dalla presidente Samanta Grossi. L'ipotesi è che si possa procedere subito con una sospensione dalla professione in via cautelare. Oltre all'eventuale licenziamento dell'infermiera, poi, l'Usl della Marca ha già annunciato che è pronta a chiedere i danni anche alle persone che avrebbero chiesto una finta vaccinazione per mettere le mani sul Green pass. 


L'EPISODIO

E vale lo stesso per il medico delle Usca (le unità speciali organizzate per le visite a domicilio ai pazienti colpiti dal coronavirus) che nel centro vaccinale del Campo Fiera di Godega avrebbe tentato di corrompere un'impiegata con 100 euro, sempre per ottenere la certificazione verde senza sottoporsi all'iniezione. Il dottore era riuscito ad avere quella riguardante la prima dose. Inevitabilmente, però, i dati inseriti nel cervellone non corrispondevano alla realtà. Ed è stata proprio questa l'incongruenza che ha portato l'Usl a trasmettere una relazione ai Nas. La Procura ha aperto un'inchiesta per corruzione e falso. Oggi il camice bianco non lavora più per l'Usl. «Ma anche in questo caso attendiamo l'esito delle indagini conclude Benazzi e poi agiremo di conseguenza».
M.Fav.

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Il Gazzettino