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TREVISO - Finte vaccinazioni anti Covid: l'inchiesta si allarga a una trentina di casi sospetti che coinvolgerebbero personale scolastico, dipendenti di aziende e sanitari. Il caso di Elena Venzo, infermiera trevigiana di 48 anni, accusata di aver simulato l'inoculazione del siero ad amici e conoscenti, è tutt'altro che chiuso. La squadra mobile di Treviso continua a scavare nelle relazioni della 48enne che era in servizio nell'hub vaccinale dell'Ex Maber di Villorba. L'obiettivo è capire se altre persone abbiano beneficiato del trattamento di favore fingendo di sottoporsi alla profilassi pur di ottenere il Green pass mantenendo quindi il posto di lavoro. Sono una trentina le persone che nei prossimi giorni verranno interrogate dai poliziotti. Residenti non solo a Treviso ma anche in altri centri della Marca, tra cui Conegliano e Vittorio Veneto. La lista è variegata: insegnanti, bidelli, infermieri, medici, dipendenti di aziende di import-export e impiegati che avrebbero potuto far leva sui rapporti di conoscenza e amicizia con l'infermiera per ottenere illecitamente il Green pass, simulando una vaccinazione in realtà mai avvenuta.
DUE INDAGATE
Al momento le uniche indagate per falso ideologico e omissione di atti d'ufficio sono la Venzo, difesa dall'avvocato Stefania Bertoldi, e l'insegnante pizzicata nella messinscena al momento del blitz.
LA REAZIONE
«Sono sereno. Non credo che possa esserci stata una rete per fare finte vaccinazioni anti Covid su persone che volevano il Green Pass senza effettivamente ricevere l'iniezione. Ma ovviamente restiamo a disposizione della magistratura». Francesco Benazzi cita Matteo Renzi. E' questa la reazione del direttore generale dell'Usl della Marca davanti all'allargamento dell'inchiesta sui presunti vaccini anti-Covid fatti per finta nel polo dell'ex Maber di Villorba. «Stefano De Rui, direttore del dipartimento di Prevenzione, sta seguendo la vicenda in prima persona spiega Benazzi prima di tutto va detto che chi si è vaccinato a Villorba può stare tranquillo: stiamo parlando solo di poche relazioni amicali. Per il resto, non penso ci fosse una rete. E per quanto ci riguarda, se la magistratura confermerà le accuse non potremo che procedere con il licenziamento dell'infermiera, come già fatto con il caso Petrillo».
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