Finti vaccini, la Petrillo condannata a pagare 550mila euro. Il sospetto dell'avvocato difensore

Finti vaccini, la Petrillo condannata a pagare 550mila euro. Il sospetto dell'avvocato difensore
Un dubbio e un annuncio sono contenuti nelle parole dell'avvocato difensore di Emanuela Petrillo, all'indomani della condanna dell'operatrice sanitaria sua assistita a...

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Un dubbio e un annuncio sono contenuti nelle parole dell'avvocato difensore di Emanuela Petrillo, all'indomani della condanna dell'operatrice sanitaria sua assistita a risarcire 550mila euro di danni (più 33mila euro di spese legali) all'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale di Udine (Asufc), dalla Sezione del Friuli Venezia Giulia della Corte dei Conti, mentre è ancora in corso il processo presso il Tribunale di Udine.



La donna, trevigiana di Spresiano, è accusata di aver finto di vaccinare circa 8 mila pazienti, per lo più bambini, tra il 2009 e il 2016 quando lavorava per le Asl del capoluogo friulano, Codroipo e Treviso.

Petrillo, cosa ha detto l'avvocato

«È un esempio di giustizia celere che, a differenza di quanto avviene in Veneto, noto spesso nella magistratura del Friuli Venezia Giulia»: così Paolo Salandin,. Il commento giunge in seguito alla decisione di ieri della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia di condannare l'infermiera. «Ma ad una sentenza di primo grado in sede penale arriveremo l'8 febbraio prossimo, a Udine - aggiunge Salandin - e se sarà di colpevolezza ci appelleremo andando, se necessario, fino in Cassazione». Salandin sostiene di trovare inspiegabile la ragione per cui i giudici amministrativi veneti abbiano sospeso il pronunciamento in attesa della decisione della magistratura penale mentre quella della regione accanto l'abbia anticipata, pur non potendo la stessa avere effetto almeno fino al verdetto del Tribunale di Udine. A maggior ragione, prosegue il legale, se si tiene conto che «alcune fra le contestazioni potrebbero essere prescritte prima di un giudizio definitivo» e che in Friuli, a differenza di quanto avvenuto in provincia di Treviso, «tutti i bambini che si sospettava non essere stati sottoposti a profilassi sono stati rivaccinati d'ufficio, senza verificare la presenza o meno di anticorpi e dunque senza poter sostenere con certezza che Petrillo non avrebbe somministrato loro le dosi».

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Il Gazzettino