Padre e figlio si fingevano postini e rubavano nelle case

Padre e figlio si fingevano postini e rubavano nelle case
BELLUNO - «Abbiamo risarcito il danno: i soldi sono stati spediti». È finita così, con il patteggiamento richiesto, la vicenda di papà e figlio...

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BELLUNO - «Abbiamo risarcito il danno: i soldi sono stati spediti». È finita così, con il patteggiamento richiesto, la vicenda di papà e figlio giostrai trevigiani che si fingevano postini per mettere a segno furti in abitazione. Diciassette gli episodi, tra tentati e messi a segno, ricostruiti dalle indagini dei carabinieri della Compagnia di Cortina, coordinati dal pm Marco Faion. Fatti avvenuti tra fine 2015 fino a luglio 2016, tra il Veneziano, il Trevigiano, il Bellunese, nel Pordenonese e soprattutto in Cadore dove è finita la scorribanda dei due. Si tratta di Sean e Ermes Rossetto, di 21 e 52 anni residenti rispettivamente a Roncade e a Oderzo (Tv).


I due hanno definito la loro posizione in Tribunale a Belluno. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Daniele Toffanin e Pasquale Fabio Crea di Treviso che hanno ottenuto il rito alternativo per i loro assistiti. In Tribunale anche una della parti offese, un 79enne di Mel che chiedeva che venissero risarciti i danni patiti. In realtà sono state date rassicurazioni che i soldi del risarcimento erano stati spediti, ma lui non li ha ancora ricevuti. Questo non ha comunque bloccato il patteggiamento: 2 anni con il beneficio della condizionale e 2300 euro di multa per il figlio Sean, 3 anni e 2 mesi oltre a 1500 euro di multa per il papà Ermes che di fatto si è addossato tutta la colpa. Il duo era stato fermato dai carabinieri della Compagnia di Cortina. Il papà finì in carcere (poi ai domiciliari) e per il figlio scattò l'obbligo di dimora nel comune di Roncade.


Sono stati ricostruiti 17 episodi per 12mila euro. Una scorribanda infinita in cui uno dei due, sembra il padre, si presentava con il tesserino fingendosi dipendente di Poste italiane, chiedendo di vedere le banconote della pensione consegnate allo sportello per verificarne l'autenticità. «Se non ce le fate vedere - dicevano- scatterà la multa». Si impadronivano del denaro e, con la scusa della strumentazione per il controllo in auto, uscivano e si dileguavano. I colpi sono iniziati il 27 novembre 2015 a Belluno, poi a Longarone, a Ospitale di Cadore, a Mel, a Feltre, Biancade (Tv), a Pieve di Cadore, fino a Latisana. E ancora a Limana, Fiume Veneto e altri comuni pordenonesi. Le vittime erano scelte con cura: tutte ultraottantenni, soprattutto donne sole. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino