"Finta malattia": l'azienda licenzia il dipendente ma il giudice dà ragione all'operaio

"Finta malattia": l'azienda licenzia il dipendente ma il giudice dà ragione all'operaio
PADOVA - Prima l’intervento al ginocchio e poi un infarto. Ma per l’azienda dove lavorava quell’operaio fingeva di essere malato, tanto da organizzare gite in...

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PADOVA - Prima l’intervento al ginocchio e poi un infarto. Ma per l’azienda dove lavorava quell’operaio fingeva di essere malato, tanto da organizzare gite in barca invece di stare a casa in convalescenza. E il datore di lavoro lo ha scoperto assoldando due investigatori privati: risultato è stato licenziato. 


Il lavoratore però, affiancato dai legali Francesca Varotto Zannini e Giovanni Finocchiaro, ha presentato ricorso al Tribunale del lavoro e il giudice Silvia Rigon gli ha dato ragione. Nella sentenza infatti il licenziamento è stato dichiarato illegittimo e l’ex dipendente è stato risarcito con sedici mensilità.


I FATTI
L’operaio, assunto nell’ottobre del 2006, nel luglio del 2020 è stato costretto a sottoporsi a un intervento di protesi al ginocchio in una struttura sanitaria di Ravenna. Rientrato ad agosto nella sua abitazione di Padova, nella casetta delle lettere ha trovato tre missive dell’azienda di contestazioni disciplinari. Alla letture delle tre lettere il lavoratore è stato colto da un infarto ed è stato ricoverato. L’azienda però da subito ha dubitato dei certificati medici e ha deciso di controllare gli spostamenti dell’operaio attraverso due investigatori privati. 
E secondo la società il dipendente nei giorni 10, 18 e 31 ottobre 2020, quando avrebbe dovuto essere a casa in convalescenza, si recava invece in una darsena di Chioggia per organizzare una gita in barca. Non solo, perchè il 26 settembre sarebbe anche uscito in moto. Il datore di lavoro ha così proceduto al licenziamento per giusta causa, contestandogli come le uscite in barca non fossero per nulla idonee alle sue patologie. Sottolineando poi che nonostante le normative anti Covid non indossava mai le mascherine protettive, e infine che non si faceva mai trovare a casa negli orari prestabiliti per le visite fiscali.


LA SENTENZA


Il giudice, per decidere sul caso, si è affidato alla consulenza del medico legale Barbara Bonvicini. La dottoressa ha appurato come in realtà le gite in barca fossero perfettamente compatibili con l’iter di recupero fisico, per quanto riguarda la patologia cardiaca. Sugli altri punti invece il giudice non ha dato ragione all’operaio. Infatti i movimenti in barca per un ginocchio con una protesi possono essere pericolosi e anche il mancato utilizzo della mascherina protettiva contro il virus. Per quanto concerne infine quel giro in moto del 26 settembre, il dipendente ha dimostrato che in sella alla Suzuki non c’era lui ma il fratello. Così alla fine il giudice ha dichiarato illegittimo il licenziamento e ha condannato l’azienda a risarcire l’operaio con sedici mensilità. 
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Il Gazzettino