Fine vita, in Veneto è iniziata la “conta” tra i pro e i contro: la legge va in aula il 19 dicembre

VENEZIA - Affossare la proposta di legge sul fine vita, portarla sì in aula, ma per votare il “non passaggio agli articoli”. Che equivale, appunto, a non...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Affossare la proposta di legge sul fine vita, portarla sì in aula, ma per votare il “non passaggio agli articoli”. Che equivale, appunto, a non approvare il testo. E siccome l’aula è spaccata, il tentativo è di portare i più ad astenersi. E se astenuti e contrari saranno in numero superiore ai favorevoli, la proposta di legge di iniziativa popolare verrà di fatto bocciata.


Tutte queste manovre sono in atto a Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale del Veneto, dove ieri è tornata a riunirsi la Quinta commissione per concludere le audizioni (mancava da sentire l’Associazione Scienza & Vita) e iniziare a valutare il testo. E già dagli interventi dei commissari e da una prima parziale conta si è capito che il provvedimento potrebbe non passare. È contrario l’intero gruppo di Fratelli d’Italia. Ci sono anche tanti non favorevoli, a partire da Nicola Finco, e ancora più scettici tra i leghisti. Perfino nel Partito Democratico, c’è chi, come Anna Maria Bigon, non se la sente di consentire la consegna di un farmaco per aiutare un paziente a farla finita.


LA SCHEDA
Certo, se anche il Servizio affari giuridici e legislativi di Palazzo Ferro Fini avesse detto, come l’Avvocatura generale dello Stato, che la materia non compete alla Regione, la discussione si sarebbe chiusa facilmente. Ma il Legislativo del consiglio regionale del Veneto guidato da Carlo Giachetti, nella Scheda di inquadramento normativo (Sin), ha detto che la proposta di legge sul fine vita si può approvare: “Se certo non si incide sul campo della individuazione di nuove figure di diritti (...) ma solo in termini di individuazione di procedure medicalizzate (...) nei termini declinati dalla sentenza della Corte (...), allora vi sono elementi per ritenere che si verta in materia di “tutela della salute” e che quindi si rientri nell’ambito di una materia di competenza concorrente Stato – Regioni, ed in quanto tale anche di competenza regionale”.


LE DATE
La Quinta commissione tornerà a riunirsi mercoledì 13 dicembre e potrebbe essere messo ai voti il “non passaggio agli articoli”. Il giorno precedente, martedì 12, si riunirà invece la Prima commissione per valutare l’aspetto finanziario del testo: i proponenti, cioè l’Associazione Luca Coscioni, hanno detto che il costo è pari a zero, ma trattandosi di una prestazione extra-Lea, cioè non sostenibile con il Fondo sanitario, a Palazzo Ferro Fini è stato chiesto quanto costa, tra farmaci e personale, procurare il suicidio assistito. La stima fornita dall’associazione Exit-Italia è di 250mila euro per cinquanta persone.
La proposta di legge sottoscritta da oltre 9mila veneti dovrebbe arrivare in aula martedì 19 dicembre, giorno in cui dovrebbe essere presente anche il governatore Luca Zaia. Se il “non passaggio agli articoli” sarà bocciato, si inizierà a esaminare il testo e sarà possibile presentare modifiche - peraltro osteggiate dall’associazione Coscioni, secondo cui il testo andrebbe approvato così com’è. Dal leghista Roberto Bet si attende comunque una manovra emendativa la cui valenza sarebbe duplice: riconoscere il diritto del suicidio medicalmente assistito sancito dalla Corte costituzionale, ma demandarne l’applicazione al legislatore nazionale. Se si andrà al voto, sarà un terno al lotto. Raccontano di pressioni per puntare sull’astensione e, quindi, non far passare il testo. Ma anche di inviti ad assenze strategiche per non accentuare fratture all’interno dei gruppi.


«Il Servizio legislativo ha detto chiaramente che la competenza è nostra, quindi basta giochetti: ci sono 9mila veneti che hanno sottoscritto il testo, assumiamoci la responsabilità e votiamo», ha detto la capogruppo del Partito Democratico, Vanessa Camani. «Siamo al vedo - ha detto Elena Ostanel, consigliera del Veneto che Vogliamo -. Le persone vogliono avere la possibilità di scegliere sul proprio fine vita, senza imporlo a nessun altro, con regole chiare e certe».
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino