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VENEZIA - Affossare la proposta di legge sul fine vita, portarla sì in aula, ma per votare il “non passaggio agli articoli”. Che equivale, appunto, a non approvare il testo. E siccome l’aula è spaccata, il tentativo è di portare i più ad astenersi. E se astenuti e contrari saranno in numero superiore ai favorevoli, la proposta di legge di iniziativa popolare verrà di fatto bocciata.
Tutte queste manovre sono in atto a Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale del Veneto, dove ieri è tornata a riunirsi la Quinta commissione per concludere le audizioni (mancava da sentire l’Associazione Scienza & Vita) e iniziare a valutare il testo. E già dagli interventi dei commissari e da una prima parziale conta si è capito che il provvedimento potrebbe non passare. È contrario l’intero gruppo di Fratelli d’Italia. Ci sono anche tanti non favorevoli, a partire da Nicola Finco, e ancora più scettici tra i leghisti. Perfino nel Partito Democratico, c’è chi, come Anna Maria Bigon, non se la sente di consentire la consegna di un farmaco per aiutare un paziente a farla finita.
LA SCHEDA
Certo, se anche il Servizio affari giuridici e legislativi di Palazzo Ferro Fini avesse detto, come l’Avvocatura generale dello Stato, che la materia non compete alla Regione, la discussione si sarebbe chiusa facilmente.
LE DATE
La Quinta commissione tornerà a riunirsi mercoledì 13 dicembre e potrebbe essere messo ai voti il “non passaggio agli articoli”. Il giorno precedente, martedì 12, si riunirà invece la Prima commissione per valutare l’aspetto finanziario del testo: i proponenti, cioè l’Associazione Luca Coscioni, hanno detto che il costo è pari a zero, ma trattandosi di una prestazione extra-Lea, cioè non sostenibile con il Fondo sanitario, a Palazzo Ferro Fini è stato chiesto quanto costa, tra farmaci e personale, procurare il suicidio assistito. La stima fornita dall’associazione Exit-Italia è di 250mila euro per cinquanta persone.
La proposta di legge sottoscritta da oltre 9mila veneti dovrebbe arrivare in aula martedì 19 dicembre, giorno in cui dovrebbe essere presente anche il governatore Luca Zaia. Se il “non passaggio agli articoli” sarà bocciato, si inizierà a esaminare il testo e sarà possibile presentare modifiche - peraltro osteggiate dall’associazione Coscioni, secondo cui il testo andrebbe approvato così com’è. Dal leghista Roberto Bet si attende comunque una manovra emendativa la cui valenza sarebbe duplice: riconoscere il diritto del suicidio medicalmente assistito sancito dalla Corte costituzionale, ma demandarne l’applicazione al legislatore nazionale. Se si andrà al voto, sarà un terno al lotto. Raccontano di pressioni per puntare sull’astensione e, quindi, non far passare il testo. Ma anche di inviti ad assenze strategiche per non accentuare fratture all’interno dei gruppi.
«Il Servizio legislativo ha detto chiaramente che la competenza è nostra, quindi basta giochetti: ci sono 9mila veneti che hanno sottoscritto il testo, assumiamoci la responsabilità e votiamo», ha detto la capogruppo del Partito Democratico, Vanessa Camani. «Siamo al vedo - ha detto Elena Ostanel, consigliera del Veneto che Vogliamo -. Le persone vogliono avere la possibilità di scegliere sul proprio fine vita, senza imporlo a nessun altro, con regole chiare e certe».
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Il Gazzettino