Il Patriarca sul fine vita: «L'obiezione è legittima»

Il patriarca di Venezia Francesco Moraglia
VENEZIA - Il patriarca di Venezia Francesco Moraglia difende l'obiezione di coscienza dei medici contro la legge recentemente approvata sul testamento biologico in Senato....

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VENEZIA - Il patriarca di Venezia Francesco Moraglia difende l'obiezione di coscienza dei medici contro la legge recentemente approvata sul testamento biologico in Senato. «Una legge che ritengo affrettata - ha commentato ieri il patriarca - perché in sede di elaborazione parlamentare si è voluta farla entrare in una tempistica ristretta. Non si sono ascoltate alcune voci che avrebbero potuto porre in evidenza alcuni aspetti». L'occasione, ieri mattina, è stata quella degli auguri di Natale in patriarcato con i giornalisti.


L'OBIEZIONE DI COSCIENZA
Moraglia pone la differenza tra quelle che una volta venivano raccolte come dichiarazioni di fine vita e quelle che oggi sono le disposizioni. «Credo che qui venga chiamata in causa la dignità del medico e della professione medica. La libertà di coscienza del medico, che può avere un orientamento secondo scienza e coscienza, che va rispettato». La libertà di decidere non solo di morire, ma anche di rifiutarsi a porre fine alla vita di una persona.
«È un diritto avere una libertà di decisione e scelta in determinati ambiti - prosegue il patriarca - e questa legge non tiene conto della doverosa obiezione di coscienza che un soggetto può avere». Parole forti che Moraglia accompagna ad un altro messaggio: «Ritengo che l'alimentazione e l'idratazione non possano essere considerate un intervento medico ma primario, debbano proseguire finché svolgono la loro funzione».
 
E ancora: «La proposta di legge si è voluta dipingere come una liberazione dall'accanimento terapeutico ma il confine tra accanimento e abbandono è molto difficile da determinare». Moraglia cita la costituzione italiana: «L'articolo 32 della Costituzione parla del diritto alla salute dell'uomo, non del diritto all'autodeterminazione assoluta della persona. È in gioco una visione antropologica complessiva che non c'entra con la fede». Infine: «La legge poteva pensare anche alle cure palliative, di cui fanno parte ad esempio lo psicologo, l'assistente sociale per mettere al centro il ruolo della persona».

L'IMMIGRAZIONE
Anche sul tema dell'immigrazione il patriarca non fa sconti all'Italia. «Il flusso di queste persone - spiega Moraglia - è una realtà che mette in crisi l'Europa che sta dimostrando quello che non riesce ad essere sul tema dell'accoglienza e integrazione, sulla condivisione europea del problema».

Un paese che si trova tra l'incudine e il martello, ma non fa sentire con forza la propria voce. «L'Italia si trova per posizione geografica e storia ad avere elaborato una cultura capace di incontro e solidarietà - riprende il patriarca - Il presepio è un po' l'immagine e il simbolo di questa cultura formata da una fede. L'Italia si trova - aggiunge Moraglia - per cultura e tradizione a fare uno sforzo immane riguardo all'immigrazione».

Italia che però non esce vincitrice a livello politico internazionale, secondo il patriarca. «Credo che l'Italia dimostri anche di contare poco politicamente a livello mondiale perché non riesce ad esprimere una forza che politicamente obblighi gli atri stati a prendere posizioni di concerto su questa tematica».


E il confronto con altri paesi europei «Mi chiedo se al posto dell'Italia, geograficamente, ci fossero altri paesi, se si trovasse la Germania, Francia. Non so se la gestione del flusso migratorio avrebbe lo stesso risultato e ricaduta in Europa. Non si tratta di colpevolizzare nessuno ma è una constatazione che credo debba essere fatta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino