Finanzieri morti. Tratti friabili e pochi chiodi sulla via del Monte Mangart dove hanno perso la vita Lorenzo Paroni e Giulio Alberto Pacchione

Finanzieri morti. Tratti friabili e pochi chiodi sulla via del Monte Mangart dove hanno perso la vita Lorenzo Paroni e Giulio Alberto Pacchione
TARVISIO (UDINE) - Giulio Alberto Pacchione e Lorenzo Paroni avevano scelto di addestrarsi su una delle più difficili vie alpinistiche delle Alpi Giulie: la...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TARVISIO (UDINE) - Giulio Alberto Pacchione e Lorenzo Paroni avevano scelto di addestrarsi su una delle più difficili vie alpinistiche delle Alpi Giulie: la Piussi al Piccolo Mangart di Coritenza. Questo itinerario, che ha uno sviluppo di 1.050 metri, prende le mosse dalla parte occidentale del pilastro di pietra che forma il Diedro Cozzolino, una colonna di roccia ben visibile anche da fondovalle e celebre per la sua bellezza sia sotto il profilo paesaggistico che alpinistico. La via presenta difficoltà di sesto grado con un passaggio considerato di settimo. Le asperità più importanti si trovano alla base del pilastro e nella parte superiore della via, dove si trova un sistema di “tetti” di roccia. Il primo a percorrere il tracciato fra l’11 e il 13 agosto 1963 fu Ignazio Piussi, la gloria alpinistica della Valcanale, in cordata con Umberto Perissutti e Sergio Bellini. 

L'incidente, ipotesi del masso "friabile"

La roccia, come narrano le descrizioni alpinistiche, appare piuttosto compatta ma con alcuni tratti friabili. È presente una chiodatura insufficiente. E non tutti i punti di sosta risultano attrezzati. È possibile che Lorenzo e Giulio siano stati travolti proprio da un masso staccatosi in uno dei tratti a rischio di friabilità. In ogni caso la via Piussi è disseminata di placche e fessure e si sviluppa per la quasi totalità su parete esposta. In alcuni punti, soprattutto nel tratto iniziale, possono manifestarsi difficoltà di orientamento. Il Gruppo del Mangart è posto al confine fra l’Italia e la Slovenia e la sua vetta rappresenta uno spartivento fra le correnti che salgono dalla valle della Sava superiore, quelle della Val Canale e della Carinzia meridionale e quelle della Val Coritenza, in Slovenia, oltre il Passo del Predil.

@ilgazzettino.it Sono morti in servizio, Lorenzo e Giulio, i due finanzieri alpinisti si addestravano sulla parete del Piccolo Mangart. Una roccia ha ceduto e li ha trascinati giù. I colleghi li hanno trovati senza vita alle 2.15 ancora legati in cordata alla base del monte. Il Friuli e l’Abruzzo piangono due figli della loro terra strappati troppo presto alla vita. #gazzettino #ilgazzettinoit #tarvisio #alpinismo #alpinisti #friuliveneziagiulia #fvg #pordenone #abruzzo #teramo #guardiadifinanza #fiammegialle #soccorsoalpino #finanzieri #udine #montagna #alpigiulie #alpigiuliefvg #scalare #scalata ♬ suono originale - Il Gazzettino

 

Incerta l’origine del nome della montagna: alcuni la attribuiscono a un celtico “Manehart”, mentre una matrice alto-tedesca porterebbe a “Mondgart” (il “Giardino della luna”). Secondo recenti studi di Helmut Tributsch, il Mangart fu venerato come divinità-montagna in epoche pre-cristiane e con esso l’altura da dove più maestoso e solitario si staglia il suo cupolone sommitale: il Monte Lussari, poi divenuto luogo sacro alla Vergine e sede di un famoso santuario, meta tutt’oggi di affollati pellegrinaggi non meno che di più profane frotte di sciatori. Dopo la Seconda guerra mondiale, la linea di cresta divenne frontiera vigilata con le armi dalla Jugoslavia. Molti slavi “bianchi”, invisi al nuovo regime comunista, tentarono la fuga in Italia attraverso le tracce d’alta quota. Fu per tale ragione che nel 1949 Piussi e altri fondarono a Cave del Predil il primo nucleo italiano di Soccorso alpino. Si autodefinirono “Lupi”, con tanto di distintivo e missione primaria: salvare chi fuggiva dall’arresto o dalla morte. Non pochi furono gli sconfinamenti pur di non abbandonare persone inermi. Lorenzo e Giulio stavano perpetuando questa gloriosa tradizione: erano i “Lupi” della nuova cucciolata, gli ultimi angeli delle rocce.

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino