«È il nostro carnefice, ci ha promesso che ci ucciderà. La giustizia ci ha abbandonati». La mamma ostaggio del figlio violento

«È il nostro carnefice, ci ha promesso che ci ucciderà. La giustizia ci ha abbandonati». La mamma ostaggio del figlio violento
VENEZIA - «Giornata della donna? Tutta ipocrisia». Sfiduciata, arrabbiata ma ancora combattiva: è la mamma del veneziano che ha denunciato infinite volte suo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - «Giornata della donna? Tutta ipocrisia». Sfiduciata, arrabbiata ma ancora combattiva: è la mamma del veneziano che ha denunciato infinite volte suo figlio per episodi di violenza, minacce di morte e intimidazioni. Dopo l'ennesima aggressione, nel febbraio scorso, gli arresti domiciliari in una casa lontana da quella dei genitori, 60enni entrambi invalidi. Ma, mercoledì scorso, la doccia fredda: il giudice ha fatto decadere le accuse e l'ha liberato. «E ora siamo di nuovo ostaggi di nostro figlio, di nuovo nell'incubo». I genitori di questo figlio problematico, un 30enne con problemi di dipendenza, non si spiegano come mai non si riesca a impedire a un soggetto violento di convivere con le sue vittime. «Tre anni fa avevamo ottenuto un provvedimento di allontanamento - spiega la mamma - ma a fine dicembre, quando l'hanno scarcerato, è decaduto tutto. E comunque lui è sempre tornato a casa nostra, nessuno glielo impediva, nemmeno le forse dell'ordine». A dicembre una violenta aggressione al padre per sottrargli l'auto e venderla: «Nella sua mente contorta siamo noi a dovergli pagare le spese legali, anche a costo di derubarci. È stato in carcere tre giorni ma il giudice l'ha rimandato a casa, facendo decadere l'allontanamento. Da allora non sappiamo più come tenerlo lontano».


Madre e padre vivono come in galera: «Il carcere lo stiamo facendo noi. Teniamo tutte le cose di valore in auto, anche tutte le denunce e i documenti legali, perché lui mette le mani ovunque. A volte nascondiamo lì anche il cibo. Quando dà in escandescenze ci chiudiamo in camera, anche se lui è capace di distruggere la porta se ha deciso di farci del male».

L'ODISSEA

Tre anni fa, oltre all'ordine di allontanamento, i genitori del 30enne avevano intrapreso le pratiche per togliergli la residenza: «Un'odissea. Se siamo noi a richiederla può volerci anche un anno. Lui nel frattempo è riuscito a rientrare in casa facendo credere di essere preoccupato per me, che all'epoca ero molto malata, dicendo che era cambiato. Non ce ne siamo più liberati e, naturalmente, è tornato tutto come prima». Cioè un inferno: dal quale i genitori non sanno come uscire, non avendo nemmeno un avvocato. «Non possiamo permettercelo - confessa la mamma tra le lacrime - ma siamo troppo "benestanti" per quello in libero patrocinio. Ad aprile saremo sfrattati e non sappiamo dove andremo. Non sappiamo neanche se saremo ancora vivi, a dirla tutta. Lui ci ha promesso che ci ucciderà o troverà qualcuno che ci farà sparire: "Tanto nessuno vi cercherà", così dice».


Un odio inspiegabile per questi genitori miti e affettuosi, a cui ha reso la vita difficile fin dalla tenera età. «Lui con gli altri si trasforma, è un'altra persona - spiega la madre - diventa un agnellino. Mercoledì, quando è tornato a casa, ci ha riso in faccia, ha mangiato quello che avevamo preparato per noi a pranzo e si è messo a impacchettare i panetti di droga per venderli. Lui si mantiene così. Per nostro figlio il denaro è l'unica cosa che conta: lui ci dice sempre che vuole i nostri soldi, anche se sa che non ne abbiamo. Per punirci, ci toglie ogni barlume di gioia e forse, un giorno, ci toglierà anche la vita. Per questo chiediamo aiuto: non ci spieghiamo come un giudice abbia potuto rimettere un aguzzino in casa con le sue vittime. Abbiamo già tanti problemi, chiediamo di vivere gli anni che ci restano con un minimo di dignità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino