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È con questo spirito che domenica ha accolto gli amici della comunità di Sant’Egidio andati a trovarlo per festeggiare i suoi primi 50 anni. Adriano non se l’aspettava. Nemmeno i volontari sapevano sa sarebbe stato possibile organizzare una piccola festicciola.
«E’ stata una sorpresa» racconta Valerio Delfino, responsabile della comunità di Treviso. Alla fine il mezzo secolo è stato celebrato a dovere. Di solito a questa età si è portati a fare bilanci. Adriano no. La sua vita è stata stravolta troppe volte per poterla incasellare in una tabella, seppur ideale. Negli ultimi anni ha dormito a palazzo Moretti. Anche se molte volte ha passato la notte sulle panchine del binario 1 della stazione dei treni di Treviso. Adesso si trova in ospedale perché cadendo si è procurato un profondo taglio alla lingua. Dovrà finire sotto ai ferri. Un’altra volta. Dal 2012 ad oggi ha già subito diversi interventi chirurgici a causa di forme tumorali che l’hanno colpito al pancreas, all’intestino e alla gola.
Lui, però, non si è mai dato per vinto. Non l’ha fatto davanti alle malattie, e non l’ha fatto nemmeno quando è finito in strada. «La vita può cambiare per tutti – ripete – io non sono un barbone. Anche quando ho perso tutto non mi sono mai lasciato andare. Mi sono sempre curato. Non ho mai puzzato. Io non ho scelto di vivere senza un tetto, ma sono stato costretto dalla malattia che ha travolto ogni cosa. Questo mi ha insegnato che non si può vedere sempre e solo il male».
Un paio di anni fa è arrivato un dono enorme. Grazie a un articolo del Gazzettino, Adriano ha ritrovato la sua famiglia d’origine. Da piccolo era stato abbandonato davanti a un convento. I genitori che l’avevano adottato e cresciuto nella zona del Duomo sono mancati diversi anni fa. Lui ormai si era rassegnato a non aver più alcun parente. E invece ha improvvisamente scoperto di avere un fratello che abita nei dintorni di Treviso, una sorella verso Verona e la madre biologica che abita nella periferia di Venezia. L’incontro con quest’ultima non è stato semplice: «Difficile recuperare tutto questo tempo perso, ma ho ringraziato mia mamma perché mi ha messo al mondo».
Adriano vorrebbe raccontare la sua incredibile vita a papa Francesco. È uno degli obiettivi che si è fissato dopo il traguardo dei 50 anni. Vorrebbe raccontare al Santo Padre di quando è stato abbandonato da piccolo, la vita con i genitori adottivi, la loro scomparsa, il lavoro perso a causa di una grave malattia e le notti passate in strada. E poi anche l’inattesa riscoperta della famiglia biologica. Il suo sogno sarebbe stato quello di andare a piedi fino in Vaticano. «Mi sono allenato girando per la città – diceva prima dell’ultimo ricovero – per dormire, poi, non ci sono problemi: vivendo in stazione ho imparato a riposare ovunque». Adesso l’impresa è proibitiva. Non è però detto che alla fine non sia papa Francesco a farsi avanti in qualche altro modo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino