MESTRE - Sono bastate le parole di Marina Orlandi, la vedova di Marco Biagi freddato nel 2002 da 6 colpi delle Br, "colpevole" di voler riformare il mondo del lavoro, a...
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Una testimonianza da brividi davanti al capo della polizia Franco Gabrielli. Così come quella di Silvio Busato il poliziotto che ha raccontato quel maledetto controllo di un'auto in via Fratelli Bandiera a Marghera: «Uno è sceso e con la mitraglietta ci ha falciati». Quei colpi sparati nella notte tra il 2 e il 3 settembre del 1995 hanno trafitto il petto di Busato, vivo per miracolo, e ridotto su una sedia a rotelle l'agente all'epoca 23enne Mirko Schio. Bloccato nelle gambe, ma non nella forza d'animo. Schio si è risollevato e partendo dalle proprie difficoltà ha fondato Fervicredo, l'associazione a tutela delle vittime di terrorismo, dovere e criminalità. Nata a Mestre questa realtà è diventata un punto di riferimento nazionale e ora ha compiuto vent'anni. Un importante anniversario che ieri ha raccolto centinaia di persone e nomi illustri a partire da quelli dei famigliari delle vittime, al capo dei vigili del fuoco Fabio Dattilo, al criminologo Alessandro Meluzzi e al sociologo Gianfranco Bettin. E al capo della polizia che ha omaggiato con la sua presenza questo servitore dello Stato.
Un'associazione che non solo vuole onorare e ricordare le vittime, ma aiuta chi rimane disabile e sostiene orfani e vedove affinché possano vedere riconosciuti i loro diritti: dalle pensioni alle indennità. Ora conta 1400 famiglie associate in tutta Italia e solo negli ultimi quattro anno ha appoggiato 400 cause, grazie al supporto legale dell'avvocato Luigi Elefante, pure lui figlio di un carabinieri ammazzato. Tra le persone aiutate Donato Agnoletto ferito dalla Mala del Brenta, la donna di Motta di Livenza che ha perso un occhio e un dito a causa di un ordigno di unabomber, ma anche vigili del fuoco feriti e militari colpiti nelle missione all'estero.
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Il Gazzettino