Le Ferrovie offrono lavoro sui treni ma ai bellunesi non pare interessare

Un treno al femminile: Frecciarosa (archivio)
BELLUNO - Il Gruppo Ferrovie dello Stato Italia è alla ricerca di lavoratori. Ma dal Bellunese non arrivano candidature. Sono tante le posizioni aperte in Veneto e anche in...

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BELLUNO - Il Gruppo Ferrovie dello Stato Italia è alla ricerca di lavoratori. Ma dal Bellunese non arrivano candidature. Sono tante le posizioni aperte in Veneto e anche in provincia, ma i bellunesi non ne vogliono sapere di inviare il loro curriculum e di partecipare alla selezione per entrare nel gruppo come macchinisti, personale di bordo o addetti alla manutenzione. Ieri mattina ha fatto tappa a Belluno il progetto “Women in motion” rivolto alle giovani studentesse. Per motivare le ragazze a uscire dagli stereotipi di genere, per mostrare loro che sì, una donna può essere macchinista, capotreno e ingegnere addetto alle manutenzioni a capo di una squadra di uomini. Così dalle  11 alle 13 l’aula magna dell’Iti Segato ha ospitate chiacchiere e testimonianze. Quattro dipendenti del Gruppo si sono raccontate davanti ad una trentina di ragazze del IV e V anno dell’istituto.

 
LE TESTIMONIANZE
C’era Elisa Vedana, laureata in lingue e originaria di Belluno, assunta 16 anni fa come capo treno. C’erano Federica Franceschini di Mestre, diploma di geometra ora capotecnico della manutenzione e Antonella Galetta che oggi si occupa di programmare le interruzioni di servizio. Donne in posizioni apicali all’interno di un’azienda con 81 mila dipendenti e attività in sessanta Paesi del mondo. Alle ragazze sedute in aula, le giovani hanno cercato di trasmettere il loro entusiasmo. «Il mondo femminile non è solo fatto di insegnamento di letteratura – ha spiegato Galetta -, voi potete fare qualsiasi lavoro vi interessi. Siate curiose nella vita e non imponetevi limiti. Io sono ingegnere e vi dico che no, i mestieri tecnici non sono appannaggio degli uomini. Perseguite i vostri sogni anche se incontrate ostacoli». Vedana oggi vive a Mestre. È entrata in contatto con i treni e il servizio negli anni dell’università e, quasi per caso, ha inviato il suo curriculum per una selezione finalizzata all’assunzione di laureati in lingue. Oggi si occupa della sala operativa, è soddisfatta del suo lavoro. «Anche in città come Belluno ci sono spazi per le donne in Trenitalia – ha spiegato alle studentesse –, sia che voi vogliate restare in provincia sia che voi vogliate viaggiare». «Queste ragazze coordinano gruppi di uomini e hanno ruoli apicali nel Gruppo – spiega Monica Cavalcante del settore Risorse Umane del Veneto –, vorremmo che anche le studentesse bellunesi potessero vedere il Gruppo come un’opportunità per la loro vita».
IL TERRITORIO

L’elettrificazione della linea ferroviaria porterà nuove possibilità di lavoro per i bellunesi. Ma, se la tendenza non cambierà, ad occupare i posti arriveranno lavoratori da fuori provincia. Finora è andata così, perché i locali non si candidano. «Avremmo bisogno di personale per le manutenzioni, servono persone del posto perché è richiesta la reperibilità, ma quando apriamo un bando non vediamo mai bellunesi partecipare – prosegue Cavalcante –. Una spiegazione ce la siamo data, il servizio non è sentito molto dalla comunità». Ieri è stato sottoscritto un protocollo tra Ferrovie Italia e l’Iti, per la possibilità di stage nelle varie società del Gruppo ed eventuali aiuti su tesine a tema. Il tutto con la speranza che, in futuro, arrivino candidature anche dal Bellunese. Magari anche da parte di donne.
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Il Gazzettino