Ammazzata dal compagno con 19 cotellate, escluse dal processo le amiche di Aurelia

Aurelia Laurenti
UDINE- Una lista testimoniale essenziale. Lo ha preteso la Corte d'assise di Udine chiamata a giudicare il 34enne Giuseppe Mario Forciniti, l'infermiere calabrese che la...

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UDINE- Una lista testimoniale essenziale. Lo ha preteso la Corte d'assise di Udine chiamata a giudicare il 34enne Giuseppe Mario Forciniti, l'infermiere calabrese che la sera del 25 novembre 2020 ha ucciso con 19 coltellate la compagna Aurelia Laurenti, 32 anni. Procura, difesa e parte difese avevano presentato una lunga serie di testimoni, molti dei quali condivisi. Il presidente della Corte, il giudice Paolo Alessio Vernì, aveva chiesto alle parti di fare una cernita, in modo tale da non appesantire il procedimento con testimonianze inutili e fotocopia. Tra il sostituto procuratore Federico Facchin, la parte civile rappresentata dall'avvocato Antonio Malattia e il legale che difende l'imputato, Ernesto De Toni, un accordo era stato raggiunto. Secondo la Corte i tagli non erano sufficienti e aveva aggiornato l'udienza a ieri per un ulteriore vaglio.


Ci sono volute circa due ore e mezza per esaurire le questioni preliminari. L'udienza è cominciata con la lettura di un'ordinanza della Corte con la quale venivano ammessi circa una decina di testimoni per parte. Esclusa buona parte delle amiche di Aurelia, eccetto una vicina di casa, attraverso le quali la parte civile avrebbe voluto provare alla Corte il tormentato rapporto di coppia di due compagni. Sfoltito anche l'elenco dei poliziotti. L'ordinanza ha contrariato la parte civile e la difesa. «Questo permette di acquisire la prova del delitto - ha evidenziato Malattia - ma non si riuscirà a ricostruire come è maturato». Malattia e De Toni hanno strappato un'altra manciata di testi, oltre alla possibilità, nel caso si rendesse necessario, di citarne di ulteriori. L'istruttoria dibattimentale comincerà il 19 gennaio con testimoni e consulenti del pubblico ministero, ai quali si aggiungeranno i consulenti citati dai legali. Nelle udienze successive saranno sentite la mamma, una cugina e la zia di Aurelia, nonché la madre di Forciniti. Tra i testimoni ammessi alla difesa ci saranno anche una collega di lavoro dell'imputato e un'amica che li aveva consigliati di rivolgersi a una psicologa per risolvere le tensioni che minavano il rapporto di coppia.


Forciniti, anche ieri presente in aula, ha ucciso la compagna nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il femminicidio è maturato nell'ambito di una situazione famigliare molto tesa. Ha sempre sostenuto di essere entrato nella camera da letto in cui dormiva la moglie per dare la buonanotte al figlio minore e di aver tolto il coltello dalle mani della donna. Ricorda di averle inferto una coltellata, poi il black out. Non ricorderebbe di averle sfigurato volto e collo. Mentre ricorda la corsa in auto con i due figlioletti per affidarli a una zia, il coltello gettato nel cassonetto e la confessione in Questura.


La difesa si concentrerà sulla dinamica dell'omicidio, in particolare sul primo colpo, con l'obiettivo di stabilire chi abbia portato il coltello in camera e se a innescare la furia omicida di Forciniti sia stato un tentativo di aggressione, circostanza che ha sempre sostenuto l'imputato. L'avvocato Malattia conta di ricostruire il contesto in cui la tragedia è maturata: l'omicidio, secondo la parte civile, sarebbe stato l'ultimo atto di una serie di umiliazioni patite da Aurelia, sottoposta a «maltrattamenti e un controllo ossessivo». Un ulteriore contributo per far chiarezza sul rapporto di coppia sarebbe potuto arrivare dal contenuto del telefonino di Aurelia, ma senza i codici di accesso nessuno è stato in grado di aprirlo, nemmeno i consulenti a cui si era rivolta la Procura. (c.a.) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino