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UDINE - Una condanna all'ergastolo è stata chiesta dal pubblico ministero Federico Facchin per Giuseppe Mario Forciniti, 34 anni, l’infermiere calabrese originario di Rossano Calabro a processo per l’omicidio aggravato di Aurelia Laurenti, 32 anni, compagna e madre dei loro due figli. Le conclusione sono giunte nella tarda mattinata di oggi, mercoledì 20 aprile, in Corte d'assise a Udine, dopo oltre un'ora e mezza di requisitoria, durante la quale ha parlato di un «omicidio selvaggio, quasi rituale» e definito inattendibile la ricostruzione fornita da Forciniti, che ha sempre sostenuto che il coltello, 17 centimetri di lama, lo aveva la compagna e di aver avuto un black out dopo la prima coltellata. Secondo il pm, Forciniti era «lucido», «freddo» e l’«accanimento con cui l’ha colpita alla testa e al volto» confermerebbe la volontà di ucciderla.
A innescare il femminicidio del 25 novembre 2020, a Roveredo in Piano, è stata una foto di famiglia pubblicata su Instagram da Forciniti. Aurelia, che avrebbe voluto lasciarlo o comunque archiviare la vita di coppia restando amici per il bene dei bambini, non aveva tollerato quell’immagine felice che come didascalia aveva “Semplicemente noi”. La lite, cominciata nel tardo pomeriggio, verso le 23.30 è finita in tragedia. Aurelia è stata uccisa con 19 coltellate nella camera da letto matrimoniale, dove il figlio più piccolo dormiva nel lettone, il maggiore, appena otto anni, era nella stanza accanto.
La discussione è proseguita con l'avvocato Antonio Malattia, che rappresenta la parte civile. Il legale ha puntato sull'inattendibilità di Forciniti e sulle tensioni familiari: "Ha rinchiuso Aurelia in una gabbia trasformandola nella più opprimente delle prigioni". Ha dipinto Forciniti come un uomo ossessivo e geloso, che molestava la compagna e la costringeva a subire atti persecutori. Ha concluso chiedendo un risarcimento di 1,2 milioni per ciascuno dei figli, di 600mila euro per il padre e altrettanti per la madre della vittima, infine, 300mila per il fratello.
Il processo è alle battute finali con l'arringa dell'avvocato Ernesto De Toni, difensore di Forciniti.
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