Volontarie della Croce Rossa "negazioniste" rifiutano il vaccino: cacciate dalle ambulanze

Infermiere negazioniste cacciate dalla Croce Rossa
FELTRE - Uscire in ambulanza senza essere vaccinati? In era Covid non si può. È per questo motivo che due volontarie “no vax” della Croce Rossa italiana,...

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FELTRE - Uscire in ambulanza senza essere vaccinati? In era Covid non si può. È per questo motivo che due volontarie “no vax” della Croce Rossa italiana, appartenenti al comitato di Feltre, sono state sospese dal loro presidente. Si tratta di una misura parziale. Nel senso che non potranno più accompagnare le ambulanze in giro per il territorio, ma continueranno a operare come volontarie. In mansioni, però, che non le pongano a diretto contatto con i cittadini-pazienti. È Feltre la cittadella fortificata dei “no vax”. «Abbiamo due casi… ma forse ce ne sono di più» fa sapere il presidente Andrea Zabot. Mentre le altre Croci bellunesi negano di avere al loro interno volontari contrari al vaccino.

È una questione che divide. Non solo nelle chiacchiere da bar, tra amici, conoscenti, parenti. Ci sono molti dubbi anche in ambito sanitario. In altre parole anche tra coloro che entrano nelle case, toccano gli anziani, si prendono cura di loro e li portano in ospedale. «C’è chi dice no» cantava Vasco. Per ora sono due donne appartenenti alla Croce rossa italiana, sede feltrina. «Due volontarie sono state sospese momentaneamente dal servizio attivo in ambulanza. D’altronde non possiamo obbligarle a farlo» spiega il presidente Zabot. La somministrazione del vaccino, infatti, è su base volontaria. Ma chi non lo fa viene estromesso da alcune attività.

Fino a quando? «Teoricamente finché non finisce la pandemia o non c’è più il pericolo di prendersi il covid-19 o se prima non cambia qualcosa».

C’è un’ultima possibilità: contrarre il virus e sviluppare gli anticorpi in modo naturale. «È ciò che è successo – racconta Zabot – Una delle due si è ammalata e a breve sarà a posto». Più o meno. Perché anche coloro che si ammalano devono ricevere una dose di vaccino dopo 90 giorni. Per ora sembra che ne basti una perché gli anticorpi si sono già formati.

Una delle due infermiere “no vax”, sentita al telefono, afferma: «Non commento nulla. Siamo in due? Mi fa piacere saperlo da un giornalista».

Ieri pomeriggio la sua sospensione era già stata decisa, ma non le era ancora stato comunicato: «Non ho niente da dire in merito, voglio conoscere i fatti direttamente dal mio presidente». E conclude: «Non ho nulla da dichiarare se non in presenza di un mio legale».

Qualche dubbio a Belluno, ma nessuno si è tirato indietro. «A Belluno non ci sono “no vax”, almeno io non ne conosco – sottolinea Fabio Zampieri, presidente Croce rossa italiana comitato di Belluno – Qualcuno ha espresso la volontà di attendere un mese, ma non chi fa assistenza diretta. Loro l’hanno fatto senza esitazioni». Ci sono poi alcuni che non hanno potuto farlo perché ammalati per altri motivi. «So di alcuni a cui non l’hanno somministrato perché erano sotto antibiotici – chiarisce Giacinta Tres, presidente Valbelluna Emergenza – Oppure di altri che lavorano in rsa e in ospedale e che lo faranno più avanti perché così è stato deciso dal cronoprogramma dell’azienda. No vax? Qui no. Due, tre erano titubanti per alcune allergie ma non contrari». La seconda dose ha creato qualche effetto collaterale: nausea, malessere e un caso di febbre a 38 ma, in ogni caso, «sono tutti contenti. Lo aspettavamo con trepidazione. Siamo volontari, andiamo in ambulanza, se sei contrario allora stai fuori dall’associazione». Sulla stessa linea di pensiero Claudia De Min, responsabile Croce Blu di Belluno: «Abbiamo fatto la seconda dose sabato, qualche piccolo effetto collaterale ma niente di grave. Alcuni non l’hanno fatto perché lavorano in servizi per cui è previsto più avanti. Però nessuno ha rifiutato perché il vaccino ci permette di continuare a lavorare sul territorio. È una questione di responsabilità per noi e per gli altri». La sospensione adottata nei confronti dei due volontari feltrini fa parte di una direttiva della Croce Rossa regionale e nazionale, ancora in fase di attuazione. Per ora c’è soltanto la bozza. Per quella definitiva, aggiunge il presidente di Feltre, «è questione di giorni». Il monito è chiaro. Chi rifiuterà il vaccino non potrà svolgere alcune attività. Sicuramente non quelle in ambulanza. «Abbiamo l’intenzione ma anche il dovere di vaccinarci. Per ora ci hanno dato solo 20 posti e si sono riempiti subito. Speriamo ne arrivino altri. Con 20, infatti, non facciamo molta strada…».

Davide Piol

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Il Gazzettino