OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Ci sono due fotografie lancinanti, nel rapporto presentato ieri all’auditorium Concordia dagli studiosi della Fondazione Nordest: primo, Friuli e Veneto dal 2000 ad oggi sono cresciute meno rispetto alle altre grandi regioni produttive d’Europa; secondo, il saldo tra giovani che se ne vanno all’estero e professionalità che entrano è negativo. Su questo punto, in particolare, si è incentrata una delle branche più importanti del convegno di ieri pomeriggio a Pordenone. Come fare per trattenere i giovani in regione? È una questione di stipendi o di opportunità stimolanti dal punto di vista lavorativo? Argomenti che hanno catalizzato l’attenzione non solo di Fedriga e Zaia, ma anche del segretario nazionale della Cisl Sbarra.
IL CONFRONTO
Il presidente Fedriga è partito da un dato: «Il Friuli Venezia Giulia - ha spiegato - è la regione che nel post-pandemia è cresciuta di più in termini di occupazione.
L’ALLARME
Luigi Sbarra, protagonista di qualche scambio alla pari con Fedriga e Zaia, ha però posto l’accento sul tipo di lavoro che oggi viene offerto ai giovani. «I percorsi lavorativi devono essere di qualità e soprattutto devono essere stabili. Non ci si può basare sul precariato. E non mi riferisco ai contratti a tempo determinato, importanti per garantire la flessibilità, quanto al lavoro povero, agli stage “inventati”, ai part time imposti dall’alto, ai praticanti tenuti in ostaggio dalle aziende a 400 euro al mese. Abbiamo 500mila richieste di lavoro attualmente inevase. Un’altra priorità è rappresentata dalla semplificazione dell’accesso al credito: non è pensabile che un giovane con un’ottima idea in tasca si veda rimbalzare dagli istituti di credito perché non possiede un patrimonio alle spalle».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino