Quasi due miliardi di fatture false: le imprese trasferivano il denaro all'estero per evadere le tasse. 140 società fantasma e 85 indagati per frode

Quasi due miliardi di fatture false: le imprese trasferivano il denaro all'estero per evadere le tasse
PADOVA - Una maxi-frode fiscale per quasi 2 miliardi di euro: la Guardia di finanza scopre 140 società fantasma. È l'operazione denominata Fast & Clean,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PADOVA - Una maxi-frode fiscale per quasi 2 miliardi di euro: la Guardia di finanza scopre 140 società fantasma. È l'operazione denominata Fast & Clean, coordinata dalla Procura di Ancona, in cui sono stati disposti sequestri per 350 milioni di euro.

In continuità con un'operazione della Tenenza di Senigallia nell'Anconetano, la Finanza sta eseguendo oltre 30 perquisizioni nelle province di Milano, Varese, Brescia, Monza, Padova, Ragusa, nei confronti di 85 indagati per frode fiscale.

I finanzieri di Ancona hanno scoperto fatture false per 1,7 miliardi: migliaia di imprese non versavano le imposte e trasferivano il denaro all'estero

L'attività investigativa, che portò ai primi sequestri e perquisizioni nell'aprile del 2023, aveva preso spunto da un controllo fiscale e antiriciclaggio nei confronti di un imprenditore cinese terzista del distretto industriale del tessile di Corinaldo nell'hinterland senigalliese. Un'indagine denominata Fast & Clean per la velocità con cui le operazioni illecite venivano portate a termine, garantendo la ripulitura del denaro mediante la simulazione di operazioni commerciali mai avvenute.

Le modalità adottate, secondo gli investigatori, assicuravano agli imprenditori coinvolti, italiani e cinesi, l'immediata disponibilità del profitto della frode fiscale. La fenomenologia illecita rientrerebbe nella cosiddetta «underground bank», il sistema di banca occulta al servizio dell'economia illegale che, grazie a una struttura organizzata e complessa, è in grado di trasferire e riciclare miliardi e utilizzare provviste di contante non tracciato, per restituire all'impresa destinataria delle fatture false, di parte degli importi dalla stessa bonificati.

Le imprese fantasma erano per la maggior parte localizzate in Lombardia: esistevano solo sulla carta ma non avevano strutture per risorse umane e materiali, domiciliate in luoghi improbabili se non in indirizzi inesistenti. Nel giro di due anni (2022 e 2023) avrebbero emesso fatture false per 1,7 miliardi di euro.

In attuazione dei provvedimenti del gip di Ancona, le Fiamme Gialle doriche hanno eseguito un sequestro preventivo per 350 milioni di euro su conti correnti bancari, auto di pregio, contanti, beni di pregio e unità immobiliari. Eseguiti 34 decreti di sequestro preventivo d'urgenza emessi dalla Procura di Ancona a carico di altrettante imprese responsabili dell'evasione per l'importo di almeno 22 milioni di euro di Iva. In azione circa 100 finanzieri per le 30 perquisizioni eseguite: analizzata e bloccata l'operatività di 1.569 conti bancari. I militari sono entrati in azione a Milano e provincia, a Roncello (Monza Brianza), Gallarate (Varese), Montirone (Brescia), Firenze e provincia, Padova, Vittoria (Ragusa).

Sono state sottoposte a sequestro preventivo 140 imprese, di cui è stata disposta la cancellazione per scongiurare la prosecuzione della loro attività, ed interdetta ogni attività presso il sistema bancario italiano

I finanzieri hanno scoperto la presenza di centri di elaborazione dati che garantivano a numerosi imprenditori italiani e cinesi, di evadere le imposte, riciclare il denaro con il trasferimento all'estero e ottenere subito, ed in maniera occulta, la retrocessione del profitto dell'attività illecita. La società cartiera emetteva la fattura falsa e indicava al destinatario gli estremi del conto corrente italiano su cui eseguire il bonifico per il pagamento. Giunto l'accredito, il gestore della cartiera disponeva un bonifico estero di pari importo su di un conto corrente di una banca cinese - direttamente o tramite triangolazione su conti correnti ubicati in altri paesi Ue - giustificando l'operazione a titolo di pagamento di corrispettivo per operazioni di importazione di prodotti in realtà mai avvenute. Gran parte dell'importo bonificato dall'utilizzatore della fattura falsa e trasferito in Cina, veniva restituito all'imprenditore in contanti consegnati da corrieri.

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino