TRIESTE - Sarà quasi tutta questione di curve, di numeri, ma alla fine a decidere sarà l’occhio umano, che i dati e i grafici dovrà saperli leggere per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL TERMOMETRO
La fase due in Friuli Venezia Giulia sarà guidata da una task force: in cabina ci saranno la Regione (coadiuvata dal ristretto comitato scientifico che ha sempre guidato le scelte politiche locali nella fase uno) e le singole Aziende sanitarie. C’è un indicatore che più degli altri sarà in grado di dire se l’allentamento delle misure di contenimento sarà stato oculato oppure affrettato: è l’ormai noto R0, che misura la capacità infettiva del virus. È l’unico che ha una soglia certa oltre la quale sarà lecito preoccuparsi: «Dovrà rimanere sotto il valore di 1,1», ha spiegato il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi. Oggi l’R0 in Friuli Venezia Giulia è a quota 0,5: ciò significa che per infettare una persona ne servirebbero due positive a stretto contatto. La media nazionale invece oscilla tra lo 0,7 e lo 0,8. L’indicatore risalirà se il virus ricomincerà a circolare più velocemente, trovando con facilità nuovi corpi da infettare. Ecco quindi che sarà importante anche monitorare la curva dei nuovi contagi. «Non su base giornaliera, ma settimanale», ha chiarito Riccardi. E qui viene in aiuto lo storico di marzo e aprile: nella settimana di marzo conclusasi il giorno 23, ad esempio, i nuovi contagiati erano stati 527, mentre in quella precedente 290. Nei sette giorni che si sono conclusi il 3 maggio, invece, in regione si è arrivati a 155 positivi, con un trend in calo. Anche ipotizzando un rialzo dei contagi in virtù del maggior numero di attività aperte da lunedì (e il fatto non è certo), l’aumento settimanale non dovrà superare i 150-170 nuovi positivi.
GLI OSPEDALI
La curva del contagio, però, non basterà a determinare una regressione dalla fase due a una nuova fase uno. I numeri dei nuovi malati dovranno essere messi in relazione con quelli delle Terapie intensive e dei reparti ospedalieri dedicati al Covid-19. Oggi in regione ci sono solo quattro pazienti in Rianimazione a fronte di 135 posti disponibili. Un’eventuale seconda chiusura delle attività scatterà solo se all’aumento dei contagi settimanali corrisponderà anche un’impennata delle Terapie intensive. Anche in questo caso il riferimento è il periodo tra marzo e inizio aprile, quando settimanalmente entravano circa dai 7 ai 10 pazienti Covid in Rianimazione. Bisognerà rimanere al di sotto di questa soglia. In sostanza, i contagi potranno salire anche oltre il limite, ma se si tradurranno solo in isolamenti domiciliari non si tornerà indietro. Meno importante il dato riferito ai ricoveri nei reparti Covid: in regione sono stati al massimo 236 (oggi sono 120), ma la capacità di ricezione degli ospedali è aumentata e può crescere ancora. Ci si concentrerà sul dato dei malati gravi.
MINI-LOCKDOWN
Ottenuto il conto dei contagi e intersecato con quello dei ricoveri in Rianimazione, si potrà agire anche in modo selettivo, cioè con dei lockdown mirati nelle aree in grado di trasformarsi in focolai. E si parla non solo di province, ma anche di comuni. Sarà forse la sfida più importante: sarà cioè necessario capire in che zona si contageranno le persone, per evitare di penalizzare territori senza nuovi picchi. I tamponi (la Regione vuole arrivare a poterne effettuare 4.500 al giorno) aiuteranno a isolare i contatti del nuovi positivi, soprattutto in assenza di un’applicazione tecnologica che non sembra pronta a debuttare nelle prossime due settimane, quelle decisive per la fase due. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino