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BELLUNO - Una delle inevitabili conseguenze, quando partiranno le sospensioni dei no-vax, sarà la chiusura delle piccole realtà. Parliamo di liberi professionisti che hanno aperto l’attività da soli, che non sono riusciti ad assumere personale e che risultano quindi datori di lavoro di se stessi (oltre che unici dipendenti). La questione è delicata perché si tratta spesso di servizi essenziali. Ad esempio, la farmacia di un piccolo paese di montagna. Ma qual è l’alternativa? La legge parla chiaro: gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che non si sono vaccinati devono essere o sospesi o cambiati di mansione (in modo da non lavorare a contatto diretto col pubblico). A Belluno sono 828, di cui 96 medici, 192 infermieri e 32 farmacisti. È stata la Regione a individuarli incrociando due elenchi: quello degli Ordini professionali e quello dell’Ulss Dolomiti con i vaccinati.
L’ULTIMATUM
Nonostante siano passati 7 mesi dall’inizio della campagna vaccinale – cominciata proprio dai sanitari – l’Ulss Dolomiti ha deciso di concedere un’ulteriore possibilità agli indecisi: «I lavori della commissione per l’accertamento dell’obbligo vaccinale sono in fase di conclusione – sottolinea l’azienda sanitaria – Gli esiti delle verifiche saranno poi trasferiti al datore di lavoro e agli ordini professionali. Nel frattempo, è stato inviato ai dipendenti Ulss residenti in provincia e non vaccinati un appuntamento preciso con data per la vaccinazione. L’esito dell’invito sarà monitorato dalla commissione». Potremo definirla l’ultima chiamata. Chi riuscirà a salire sul treno dei vaccinati potrà continuare a lavorare.
IL CASO FARMACIE
«Temo che quando arriveranno le liste nasceranno numerose problematiche e polemiche» commenta il presidente dell’Ordine dei farmacisti Alessandro Somacal. Intanto, le piccole farmacie chiuderanno: «Se non mi voglio vaccinare e ho un’attività piccola, in zona disagiata, dove lavoro solo io perché non ho risorse sufficienti per pagare i dipendenti, e qui ce ne sono parecchie rispetto al resto del Veneto, o trovo un collega che mi sostituisce o dovrò chiudere creando ulteriore disagio ai cittadini». A Belluno ha rifiutato il vaccino l’11% dei farmacisti (32 su 283). Non è la provincia peggiore – a Vicenza i no-vax sono il 25% - ma rimane un numero alto. Secondo Somacal, i farmacisti convinti della loro scelta di non vaccinarsi sono pochi: «La maggior parte ha dei dubbi o sta aspettando – spiega – Il pensiero potrebbe essere questo: finché mi lasciano esercitare continuo. Mi rifiuto di credere che siano tutti contrari al vaccino, al di sopra di ogni ragionevole dubbio». Un altro problema che si potrebbe presentare è quello legato ai liberi professionisti non vaccinati che, a seguito della sospensione, decideranno di continuare a lavorare. «In realtà – precisa il presidente dell’Ordine – potrebbe farlo ma soltanto in ambiti che non comportino contatto con il pubblico. Se invece continuassero a lavorare come se niente fosse si renderebbero responsabili di esercizio abusivo della professione. Ci sono organi deputati al controllo di queste irregolarità». Quando e se partiranno le sospensioni, gli Ordini non faranno alcuno sconto. Per ora, possono soltanto aspettare che l’Ulss invii loro l’elenco dei non vaccinati.
I VETERINARI
Tra questi ci sono anche 12 veterinari. «Penso sia un dato generale – chiarisce Gianluigi Zanola, direttore del Servizio veterinario dell’Ulss Dolomiti – Sono compresi anche i liberi professionisti.
Il Gazzettino