Farmacia senza personale vaccinato chiude e accusa l'Ulss. La titolare: «Non vedo la differenza col nazismo»

Il cartello nella farmacia Veneggia a Belluno e Cristina Muratore
BELLUNO - Da qualche giorno, appeso sulla porta d’ingresso della farmacia Veneggia, c’è un cartello: «Farmacia chiusa forzatamente dall’Ulss 1 per...

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BELLUNO - Da qualche giorno, appeso sulla porta d’ingresso della farmacia Veneggia, c’è un cartello: «Farmacia chiusa forzatamente dall’Ulss 1 per la nostra volontaria non adesione alla campagna vaccinale. Si riaprirà al ritorno della democrazia». Cristina Muratore, titolare dell’esercizio, ha ironizzato sui social parlando di “ferie meritate”. In realtà si tratta di una chiusura imposta dall’azienda sanitaria che, sul punto, è prudente: «I farmacisti – ha commentato la direttrice generale Maria Grazia Carraro – hanno degli obblighi, come tutto il personale sanitario. Credo sia la semplice applicazione della norma».

SERVE UN DIRETTORE
A svelare qualcosa di più sull’accaduto è l’avvocato Gino Sperandio che ha già assistito la farmacia sulle irregolarità contestate dai Nuclei antisofisticazione e sanità dei carabinieri di Treviso: «L’Ulss – ha spiegato il legale – vuole che ci sia un direttore vaccinato. Quindi abbiamo chiesto un incontro con il responsabile per capire i limiti di questa decisione: fino ad adesso si sono sempre comportate in modo corretto». Da parte dell’azienda sanitaria ci sarebbe quindi stato un aut-aut: o trovi un direttore vaccinato in grado di portare avanti l’attività o chiudi. «Per il momento – ha continuato Sperandio – non sono riusciti a trovarlo ma lo stanno ancora cercando. Non potendo tenere aperto, si sono prese una settimana di ferie». Il cartello della farmacia Veneggia, postato sui social, ha generato centinaia e centinaia di commenti. C’è chi ha deriso la titolare e chi invece ha espresso solidarietà proponendo addirittura una manifestazione davanti alla farmacia citata.

L’ULSS NEL MIRINO
«Più che sotto la farmacia – ha risposto Cristina Muratore – sarebbe da muoversi sotto le sedi dell’Ulss ma ci organizzeremo». Tuttavia, raggiunta al telefono, ha ridimensionato la proposta parlando di «un’ipotesi buttata là» che probabilmente non troverà mai attuazione. «Abbiamo dei dirigenti – ha poi spiegato – che stanno applicando delle norme illegittime contro le quali ricorreremo. Il decreto legge che impone ai sanitari l’obbligo di essere vaccinati è illegittimo e non abbiamo inteso adeguarci per un rischio della nostra salute». Guai però a chiamarli no-vax: «Sono una farmacista che studia e si rifiuta di fare le follie, di eseguire ordini come i gerarchi nazisti, non sono una no-vax». La conseguenza è nota: farmacia chiusa. Per una settimana, almeno, poi si vedrà. In mancanza di un direttore vaccinato, infatti, le luci del locale rimarranno spente. Ma la questione va al di là della chiusura imposta dall’azienda sanitaria. In gioco c’è un modo di pensare che rischia di compromettere quanto raggiunto finora grazie alla campagna vaccinale. «Il covid è una malattia al pari dell’influenza se ben curata» ha precisato Muratore. E le vittime che ci sono state? «La maggior parte dei morti è stata mal curata. È una strage di Stato. Stiamo parlando di una malattia influenzale, un po’ più grave delle influenze normali, ma che non giustifica questo accanimento ai vaccini».

L’AGGHIACCIANTE METAFORA


La farmacista bellunese ha parlato di «neo-nazismo» che richiama alla mente, per un momento, la manifestazione dei novaresi (scesi in piazza qualche giorno fa, fingendo di essere ebrei deportati). «Io non vedo la differenza – ha precisato Cristina Muratore – nel momento in cui una persona per lavorare viene obbligata a sottoporsi a un trattamento sanitario sperimentale che porta dei rischi sulla salute. Certo se vogliamo vedere tutto uguale, solo perché uno ha la divisa nazista, la svastica, etc., ma la storia non si ripete uguale nei minimi dettagli». Il presidente dell’Ordine dei farmacisti, Alessandro Somacal, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
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Il Gazzettino