Farmacisti cercansi, trovare laureati da assumere è sempre più difficile: 40 le posizioni da coprire

Il gruppo della farmacia del dottor Giovanni Cirilli (primo a sinistra)
PADOVA - Quaranta farmacie del Padovano sono alla disperata ricerca di personale laureato e, per la prima volta, si registrano più cessazioni che iscrizioni all’Albo...

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PADOVA - Quaranta farmacie del Padovano sono alla disperata ricerca di personale laureato e, per la prima volta, si registrano più cessazioni che iscrizioni all’Albo dei farmacisti. A lanciare l’allarme sulla carenza di professionisti, venuta a galla ancora di più a seguito del difficile periodo di pandemia appena trascorso, sono Giovanni Cirilli (presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Padova) e Andrea Collesei (rappresentante dei farmacisti non titolari).

IL QUADRO

«Il lavoro del farmacista è radicalmente cambiato e gli ultimi due anni hanno accelerato questo processo - spiega il dottor Cirilli -. Con l’introduzione dei servizi di esecuzione di tamponi rapidi e di vaccinazione, le farmacie sono sempre più intasate di lavoro straordinario. Ormai sono molti i servizi offerti al cittadino, che vanno oltre la semplice vendita e dispensazione di farmaci. È giunto il momento che il governo e le istituzioni diano i giusti riconoscimenti alle farmacie, diventate punto di riferimento per la comunità, in dialogo costante con il sistema sanitario pubblico. La mole di lavoro è decisamente aumentata e serve rendere più attrattiva la professione». Si fa fatica, quindi, a trovare collaboratori da assumere dietro al banco. «Quaranta farmacie si sono rivolte all’Ordine per cercare nuovi farmacisti, è un problema serio», chiosa Cirilli.

LA SCELTA

Nel 2021 in provincia di Padova il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni all’Albo mostra una ventina di farmacisti in meno. Complessivamente gli associati all’Ordine padovano sono 1.750. A sentire i diretti interessati, il problema sarebbe principalmente legato alla remunerazione e agli orari di lavoro
«Dopo i medici e gli infermieri, sono diventati introvabili anche i farmacisti - sottolinea il dottor Collesei -. Il fenomeno è sentito un po’ in tutt’Italia. Sono a conoscenza di diversi licenziamenti volontari: colleghi che, alla fine, hanno preferito fare altro. Con la laurea in Farmacia è possibile insegnare alle scuole medie e superiori, infatti chi ha vinto il concorso ha già dato le dimissioni. Altri laureati intraprendono business legati al benessere e alla nutrizione: temi che, ora, sono molto sentiti. Le nuove generazioni oggi chiedono maggiore flessibilità: una richiesta comprensibile, non si può pensare di andare avanti come cinquant’anni fa».

In media, lo stipendio di un farmacista collaboratore a inizio carriera è di circa 1.300 euro netti, raggiunge un massimo di 1.600 tra i 4 e i 20 anni di servizio, mentre si attesta sui 1.800 dopo i 20 anni di servizio.
«Il nuovo contratto introduce un livello intermedio di carriera, è già qualcosa, ma l’expertise non è sufficientemente premiata - sottolinea Collesei - Serve definire step e ruoli di responsabilità. Spesso i giovani farmacisti non titolari lasciano le piccole e medie realtà sul territorio per entrare in grandi catene (come Lloyds o Hippocrates) proprio perché garantiscono sviluppi di carriera al di fuori dal banco. Dove, ad esempio, è possibile diventare capo area, responsabile della direzione assunzioni e così via».


Molti laureati, inoltre, vedono negativamente la rigidità dell’orario di lavoro. «La piccola impresa deve cambiare - precisa Collesei - il classico orario spezzato non sempre funziona. Dei turni maggiormente flessibili, forse, potrebbero essere una soluzione. Questo aspetto è particolarmente sentito dalle colleghe in maternità e con figli». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino