POZZUOLO DEL FRIULI (Udine) - «Abbiamo rischiato di finire lungo il percorso dell’attentatore: ci siamo salvati per 5, forse 10 minuti al massimo. E poi quelle...
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La famiglia sta risalendo la Rambla e Stefania decide di entrare in un centro commerciale. Sarà quel negozio a salvar loro la vita. Mentre sono all’interno del punto vendita, infatti, passa il furgono dell’attentatore. Loro, dal centro commerciale, non sentono nulla. Ma poi escono e si trovano di fronte a una fiumana di gente che grida e corre. «Era come un muro, non si capiva cosa era successo - racconta David al telefono mentre attende di imbarcarsi, all’aeroporto, nel primo pomeriggio di ieri, venerdì 18 agosto, per tornare in Italia -; ci siamo messi a correre anche noi, per non essere travolti dalla folla. È stato tremendo: la gente ha letteralmente sfondato le vetrine dei piccoli negozi per entrare e mettersi al riparo. Chi era nei centri commerciali salvava sulle casse. Un incubo».
«In pochi istanti sono arrivate tutte le forze dell’ordine, gli elicotteri, in tempi veramente da record. E sempre in pochi istanti, mentre continuavamo a correre, è arrivata un’altra ondata di gente, dal senso opposto: migliaia di persone. È a quel punto che mio figlio è caduto per terra, ma non si è fatto nulla, per fortuna. Siamo riusciti a scappare prima che la polizia chiudesse la strada, che la zona venisse isolata. Abbiamo raggiunto il nostro albergo, in centro, ed è stata una notte terribile, in cui abbiamo sentito anche sparare dietro all’hotel, perché un’auto aveva forzato il posto di blocco delle forze dell’ordine». Al mattino, prima di partire in taxi alla volta dell’aeroporto, David raggiunge il luogo della tragedia, per deporre un fiore: «Non c’era nessuno. Un silenzio irreale. Non credo sceglierò mai più una grande città per le vacanze con la mia famiglia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino