Falsi sordi in azione a Mestre, chiedono offerte da 40 euro: c'è chi gliene ha dati 50 e non ha avuto neanche il resto

Falsi sordi in azione a Mestre, chiedono offerte da 40 euro: c'è chi gliene ha dati 50 e non ha avuto neanche il resto
MESTRE - Anche in terraferma arrivano i falsi sordi. La banda di rom romeni che solitamente operava davanti alle chiese del centro storico, infatti, pare aver deciso di...

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MESTRE - Anche in terraferma arrivano i falsi sordi. La banda di rom romeni che solitamente operava davanti alle chiese del centro storico, infatti, pare aver deciso di attraversare il ponte della Libertà per ampliare la propria attività anche in tutto il resto dell’area metropolitana. Qui, però, non all’esterno di luoghi di culto ma all’uscita (e in qualche caso anche all’interno) dei centri commerciali: domenica erano, infatti, al centro commerciale Porte di Mestre, all’esterno dell’emporio cinese Aumai e, uscendo dalla città, sono stati avvistati anche fuori da altri centri commerciali a Spinea (Pam), Mirano e Noale (Coop). Tutti lo stesso giorno: sembra probabile, quindi, che ci sia una regia dietro. Una qualche organizzazione che ha stabilito lo spostamento del baricentro. 

COME FUNZIONA

Il metodo è semplice. Si presentano con cartelline e fogli con una quindicina di firme (false) già predisposte: si chiede un’offerta minima (40 euro) per delle fantomatiche associazioni a favore dei sordomuti. Tutti falso, ovviamente. Hanno, però, un approccio particolarmente invasivo. Si attaccano in particolare alle persone anziane, con insistenza, e qualcuno alla fine cede. Una signora ha raccontato di aver dato loro 50 euro chiedendo i 10 di resto. Soldi che, però, non sono mai tornati. E non è l’unico caso, a Venezia gli episodi si sono moltiplicati negli anni. In prima linea nella lotta a questo fenomeno c’è, da sempre, il parroco di San Zulian, San Moisè, San Salvador e San Zaccaria, don Roberto Donadoni. Nell’ottobre 2021 il don aveva fermato due ragazzi che alcuni giorni prima avevano assediato dei turisti all’interno della chiesa di San Moisè. Avvisato dal sacrestano, don Roberto li aveva raggiunti in fondo alla chiesa per fermarli ma i truffatori, prima di scappare, lo avevano aggredito e minacciato con un pugno, pur senza colpire lui e il suo collaboratore. Nel marzo scorso, quando erano tornati nella sua chiesa, aveva pubblicato le loro foto. «Credo che pubblicare le foto di queste persone sia un’informazione utile - aveva spiegato - Penso sia importante dare la possibilità ai turisti o a chi entra in chiesa di sapere preventivamente con chi hanno a che fare e come comportarsi di conseguenza».

POCHI RISCHI

Se questa pratica ha preso piede è perché, in questo momento, non esiste una vera e propria norma per contrastarla. Certo, se individuati i responsabili rischiano una multa da 350 euro per raccolta di firme non autorizzata e un Daspo urbano (altri 450 euro) ma entrare nell’ambito penale è tutto un altro discorso. Potrebbero esserci gli estremi per il reato di truffa, ma il “raggirato”, come previsto dalla legge Cartabia, dovrebbe comunque sporgere querela per avviare il procedimento e presenziare a tutto l’iter: un disturbo che, nella maggior parte dei casi, non vale il prezzo dell’offerta lasciata. 

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Il Gazzettino