Falsi green pass, indagata l'ex prefetta Marrosu. Lei si difende: «I miei tamponi sono in regola. Il Covid ce l'ho avuto davvero»

Maria Augusta Marrosu, ex prefetto di Treviso
TREVISO - «Io non so nulla di questa storia. E il Covid l’ho avuto veramente». Maria Augusta Marrosu, ex prefetto di Treviso, quando risponde al...

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TREVISO - «Io non so nulla di questa storia. E il Covid l’ho avuto veramente». Maria Augusta Marrosu, ex prefetto di Treviso, quando risponde al telefono ha il tono pacato e tranquillo di sempre. Il suo è il nome più illustre tra i 65 indagati nell’inchiesta sui presunti falsi tamponi fatti al poliambulatorio “Salute & Cultura” di Fiera. Oltre ai 5 indagati principali, accusati di aver materialmente prodotti tamponi falsi, gli altri 60 sono pazienti che ne avrebbero approfittato per ottenere il “passaporto verde” senza però sottoporsi alla vaccinazione.

Concluse le indagini dei carabinieri del Nas, la Procura ora contesta circa 200 capi d’accusa tra cui il falso ideologico su documento informatico pubblico. E nel mazzo c’è finita anche Marrosu, prefetto di Treviso per poco meno di due anni: dal 30 dicembre del 2013 al 3 agosto 2015, prima donna prefetto mai entrata nel palazzo di piazza dei Signori. La sua è stata una parentesi turbolenta perché capitata nel bel mezzo della crisi dei richiedenti asilo, che arrivavano nella Marca senza avere un posto dove andare e con la maggioranza dei sindaci poco inclini a collaborare. Ha dovuto prendere decisioni difficili per dare un tetto a chi rischiava seriamente di rimanere per strada, come quella di portare una corriera di profughi in alcune palazzine di Quinto, scatenando la rivolta dei residenti con tanto di materassi bruciati per strada. Dopo l’esperienza trevigiana ritornò al ministero per poi essere collocata “a riposo” nel 2017. Adesso il suo nome sbuca in una vicenda poco chiara. 


Dottoressa Marrosu, perché risulta indagata?
«Sinceramente non so nulla».


Il suo nome è nella lista delle 60 persone accusate di avere utilizzato tamponi falsi per ottenere il green pass.
«Lo sto apprendendo ora».


Secondo l’accusa i tamponi venivano utilizzati per simulare di aver avuto il Covid ed essere tornati negativi in modo da ottenere il passaporto verde.
«Sono esterrefatta. Io di questa cosa non so veramente niente. E comunque il Covid l’ho avuto veramente e ne sento ancora le conseguenze».


Ma è mai andata al poliambulatorio “Salute & Cultura” di Fiera?
«Sì, sono andata a farmi i tamponi quando sono stata a Treviso».


Per la Procura quei tamponi erano falsi.
Io non ho mai avuto problemi. Il Green pass l’ho ottenuto, è stato controllato come quello di tutti e non è mai risultato niente fuori posto».


Perché il suo nome è finito nella lista degli indagati?
«Non me lo spiego, la cosa mi stupisce non poco. Ma non ho ricevuto ancora nessun atto, nessuna comunicazione. Quando arriverà vedrò come comportarmi assieme a un legale».


Dottoressa, lei si è vaccinata?
«No, mio marito sì però. E ha avuto delle conseguenze importanti».


Lei non si è mai vaccinata per scelta o per qualche motivo medico?
«Sinceramente preferisco non fare alcun commento».


Preoccupata di essere finita in un’inchiesta come questa?
«Più che altro stupita perché non mi aspettavo nulla di tutto questo. Tutto quello che ho fatto è in regola. I miei tamponi non mi hanno mai causato un solo problema».


Il suo è il nome più illustre tra quelli coinvolti.


«Posso immaginarlo che il mio nome sia tra i più conosciuti. Adesso però spero che non parta una campagna mediatica nei miei confronti».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino