Il sequestro di beni e valori per oltre due milioni di euro è il frutto di un'indagine della guardia di finanza di Verbania su una presunta frode all'Iva...
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Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Fabrizio Argentieri hanno svelato la presenza di un collaudato sistema di frodi nel campo dei metalli ferrosi. L'emissione di fatture false da parte di società cartiere consentiva ingenti detrazioni Iva alle società cessionarie. «Nello specifico - spiegano al comando delle Fiamme Gialle - le cartiere, risultate essere evasori totali, emettevano fatture imponibili IVA nei confronti delle società beneficiarie della frode, le quali, in luogo del pagamento del corrispettivo dovuto, le "compensavano" emettendo false fatture per eguale importo, in esenzione d'imposta nei confronti della medesima cartiera».
L'operazione è partita da alcuni inusuali movimenti finanziari di un imprenditore verbanese, con residenza fittizia in territorio elvetico, che aveva come principale fornitore della propria impresa (oltre 4 mln di euro di acquisti tra il 2013 ed il 2015) una società con a capo un soggetto milanese deceduto diciannove anni fa. I successivi riscontri hanno consentito di ricostruire un'estesa frode perpetrata attraverso l'emissione e l'utilizzo di fatture false per oltre 203 milioni di euro. Durante una intercettazione telefonica uno degli indagati diceva: «..se mi chiama il magistrato dico che sono fruttivendolo e che non mi occupo affatto di materiali ferrosi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino