Falò solstiziali, il lancio delle cidule e le erbe magiche di San Giovanni

Il Falò solstiziali nelle Valli del Torre
FRIULI - La notte del 23 giugno, la magica notte di San Giovanni, da anni si vede errare nelle valli tra il Torre e il Natisone un gruppo di camminatori con in mano un...

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FRIULI - La notte del 23 giugno, la magica notte di San Giovanni, da anni si vede errare nelle valli tra il Torre e il Natisone un gruppo di camminatori con in mano un mazzolino di fiori. In realtà nel mazzetto non ci sono solo fiori di iperico, lavanda o barba di bosco, ma anche foglie di felce e rametti di nocciolo. Si tratta delle erbe magiche del “Maç di San Zuan”, il “Mazzo di fiori di San Giovanni” che la tradizione vuole attualmente confinata in area carnica ma che un tempo era probabilmente diffusa su tutto l'arco montano e pedemontano.

 
Le erbe propiziatorie
Il variegato mazzo, dove ogni erba ha una specifica proprietà e una funzione propiziatoria, una volta a casa sarà prima essiccato e quindi appeso sull'uscio, a garanzia di un buon anno per i suoi abitanti, e conservato fino al giugno successivo. In Carnia, per scongiurare l'arrivo della grandine durante i temporali, che potevano distruggere i raccolti, un tempo si bruciava parte del mazzetto, recitando il rosario. Nelle Valli del Torre e del Natisone, invece, nell'imminenza delle burrasche estive si bruciava nello “spolert” il ramoscello di olivo benedetto.
 
La notte più breve dell'anno
«Per animare la notte più breve dell'anno - spiega il biologo Alberto Candolini - si sale anche oggi, al tramonto, sulla cima di qualche montagnola, raccogliendo le erbe; si raggiunge il poggio panoramico sulla pianura, tra il Faèit, il Monte Stella, la Bernadia o più a Est, il San Lorenzo, lo Johànaz, e si accende il falò solstiziale. L'appuntamento con la luce del fuoco sotto le stelle, che raduna e rinsalda antiche usanze, corona questa magica serata in mezzo alla natura; è del tutto affine ai tradizionali Kries delle Valli del Natisone, laddove ancor oggi si festeggia il solstizio estivo all'insegna di erbe magiche e falò».

 

Raccolte ramaglie secche nei boschi durante la camminata, e radunate a piccoli fasci, queste vengono poi utilizzate per preparare uno spartano falò, che nulla ha a che vedere per dimensione con i colossali pignarùi epifanici, essendo un minuto rogo che viene alimentato un po' alla volta e non tutto d'un colpo come accade per le pire del 5 e 6 gennaio.

Ritualità celtica legata al sacro fuoco
«L'accensione non prevede l'utilizzo di accendini o fiammiferi, ma metodi più arcaici come l'acciarino, le cui faville innescano nelle pagliuzze d'erba secca raccolta lungo il sentiero la prima fiammella, accolta spontaneamente da un applauso dei convenuti. Inoltre come primo legnetto del novello fuoco viene utilizzato l'ultimo tizzone prelevato dal vecchio falò solstiziale, sei mesi addietro, quasi a rievocare la ritualità celtica legata al sacro fuoco, e inoltre nel falò del solstizio estivo si provvederà a bruciare il vecchio mazzetto di San Giovanni, ormai rinsecchito, che dal giorno dopo sarà sostituito con quello colto e bagnato dalla magica rugiada solstiziale».

In Val Resia 
Alcune delle tradizioni della Val Resia affondano le proprie radici in una cultura contadina antica, pagana, risalente al tempo in cui queste zone erano ancora abitate da popolazioni celtiche. Una di queste tradizioni è quella dei Kriss, i caratteristici falò di Gniva.

La notte delle streghe
A cavallo tra il 23 e il 24 giugno, alla vigilia della festa di San Giovanni, nella “notte delle streghe” e del solstizio d’estate, e alla vigilia di Santi Pietro e Paolo, festeggiati il 29 giugno, fino a non molto tempo fa si accendevano in tutta la Val Resia grandi falò, attorno ai quali i gruppi folkloristici ballavano le caratteristiche danze resiane e si consumavano piatti tipici locali, come il frico. I fuochi venivano accesi sia nei paesi, che nelle località di alpeggio, punteggiando l’intera valle di tanti falò, uno più grande dell’altro; attorno a essi i resiani accatastavano vecchi oggetti da buttare, per propiziarsi un nuovo inizio.

Il lancio delle rotelle di legno infuocate

Oggi questa tradizione resta viva solamente nella frazione di Gniva che ogni anno continua a festeggiare in questo modo San Giovanni e San Pietro e Paolo; durante le celebrazioni, non manca il lancio delle “cidule”, rotelle di legno che vengono arroventate sul fuoco e lanciate in aria. Quest’anno la celebrazione del Kriss si svolgerà sabato 24 giugno alle 20 con l’accensione del falò. Tutti potranno mettersi alla prova e lanciare le “cidule”. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino