Crac dell'ex Acc: tre manager dovranno risarcire 4,6 milioni di euro

L'ex stabilimento dell'Acc a Mel di Borgo Valbelluna
BORGO VALBELLUNA - Ci fu “mala gestio” da parte degli ex amministratori dell’Acc: lo ha messo nero su bianco la sentenza della Corte d’Appello di Milano...

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BORGO VALBELLUNA - Ci fu “mala gestio” da parte degli ex amministratori dell’Acc: lo ha messo nero su bianco la sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha inchiodato alle loro responsabilità gli ex amministratori di Acc travolta dal crac nel 2013 e li condanna a risarcire 4,2 milioni di euro di danni alla procedura di amministrazione straordinaria. È questo il nuovo e tassello che ricompone il mosaico di quel fallimento. 


LA SENTENZA 
La Corte d’Appello di Milano ha quindi accolto l’appello proposto dalla procedura di amministrazione straordinaria di Acc, riformando integralmente la sentenza del Tribunale di Milano che, nel febbraio 2021, aveva rigettato le domande risarcitorie formulate a carico de gli ex amministratori e sindaci della società. In particolare, la Corte d’Appello, accogliendo in toto le tesi difensive della procedura, ha accertato sia la responsabilità per “mala gestio” degli ex amministratori Luca Amedeo Ramella, Paolo Cesare Pecorella e Fausto Cosi per aver omesso, alla fine del 2011, il tempestivo accesso a una procedura concorsuale e aver invece proseguito l’attività caratteristica dell’impresa, sia la responsabilità degli ex sindaci Marco Baccani, Luigi Provaggi e Alberto Borelli per violazione del proprio dovere di vigilanza sull’operato degli amministratori nonché per essere venuti meno al proprio dovere di intervento. Per questo, la Corte d’Appello ha riconosciuto alla procedura il diritto al risarcimento di un danno quantificato in 4 milioni 122mila euro oltre agli interessi e alla rivalutazione monetaria, nonché al rimborso delle spese legali per i due gradi di giudizio pari a quasi 168mila euro. 
 

GIUSTIZIA FATTA 


Il commissario straordinario, Maurizio Castro, ha espresso soddisfazione per il provvedimento adottato dalla Corte ambrosiana perché «finalmente riconosce con compiuta autorevolezza, dopo molte incertezze e ambiguità, che il dissesto dello straordinario patrimonio industriale e occupazionale dell’ex Zanussi Elettromeccanica e del suo storico stabilimento di Mel, ridotti all’insolvenza dopo aver dominato i mercati mondiali con la forza della propria tecnologia e della propria efficienza produttiva, è stato causato dalle condotte fortemente inappropriate adottate dai loro amministratori», ha sottolineato Castro il quale ricostruisce la complessa storia che ha caratterizzato il sito di Mel negli ultimi anni e che ha portato ad un’ingente perdita di posti di lavoro. L’azienda era stata ceduta nel 2003 dal Gruppo Electrolux di Pordenone a un pool di fondi speculativi, da ultimo riconducibili alla galassia finanziaria di Goldman Sachs e di alcune finanziarie italiane, quand’era ancora leader mondiale nel settore del compressore per la refrigerazione domestica; solo dieci anni dopo, era stata dichiarata l’insolvenza della società, sommersa da un dissesto complessivamente stimato in 450milioni di euro. Entrata in amministrazione straordinaria nel 2013, Acc Compressors è stata ceduta nel dicembre 2014 al Gruppo cinese Wanbao. Nel 2020, è scivolata in una nuova crisi, ancora una volta governata con il ricorso all’amministrazione straordinaria, che nel 2022 ha ceduto il sito e gran parte degli addetti al Gruppo Lu.ve-Sest e gli impianti al Gruppo Walton. Il radicale cambio di rotta impresso alla vicenda giudiziaria dalla cruciale pronunzia della Corte d’Appello di Milano di queste ore non potrà non incidere sul procedimento penale contro gli ex amministratori attualmente in corso a Trieste e per cui si attende il 4 ottobre la prossima udienza. Procedura d’appello che vede l’amministrazione straordinaria affiancata come parte civile dalla regione Veneto e dalla Fiom Cgil.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino