Da Venezia alla Marmolada in bicicletta e a piedi: oltre 3.300 metri di dislivello, Longoni nella storia

Fabrizio Longoni, partito da Venezia a piedi e arrivato in cima alla Marmolada a piedi
ROCCA PIETORE «Una crisi così penso di non averla mai avuta». Sono le 5,15 di sabato mattina. Albeggia ma il sole ancora non si vede ai piedi della Marmolada....

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ROCCA PIETORE «Una crisi così penso di non averla mai avuta». Sono le 5,15 di sabato mattina. Albeggia ma il sole ancora non si vede ai piedi della Marmolada. Fabrizio Longoni, 28 anni ad agosto, metalmeccanico di Misinto (5mila anime in provincia di Monza Brianza), appoggia i gomiti sul telaio della bicicletta. Ma l’impresa non è finita e bisogna mettersi alle spalle in fretta la fatica. All’amico Sergio, che lo sta riprendendo con il cellulare, confida tutta la stanchezza di una notte sui pedali per arrivare, da Venezia, fin qui: il trampolino di lancio per l’ascesa finale. Alle spalle 169,84 km, con 2.458 metri di dislivello coperti in 7 ore e tre minuti. Davanti a lui altri mille metri di dislivello, quasi quattro ore di cammino per arrivare da passo Fedaia a Punta Penia, al confine del Veneto. Da zero a 3mila 343metri in poco più di una notte.

L’IDEA
«Mi sono appassionato alle imprese di Nico Valsesia (un fondista di corsa in montagna e ciclista. Campione di endurance, con il record mondiale di dislivello positivo nella combinata di bici e corsa ndr). Lo scorso anno sono andato da Genova alla Grigna, la regina della Valsassina. Mentre rincasavo mi sono chiesto: il prossimo anno quale impresa farò? Così è venuta l’idea di passare ad un’altra regina». Nei mesi che hanno preceduto l’appuntamento dello scorso fine settimana l’allenamento è stato incastrato con i turni di lavoro. «Da settembre a maggio, quando non c’è ancora caldo, vado al lavoro in bicicletta un paio di volte a settimana. Lavoro a 15 chilometri da casa e già quello è un allenamento, il resto lo faccio nei fine settimana».

LA SPEDIZIONE
«Mi sono preso il venerdì libero - ripercorre le tappe Longoni - con Sergio, che aveva fatto la notte siamo venuti a Venezia. Partenza dal ponte delle Libertà attorno alle 21. Sergio è rimasto un po’ a riposare in furgone e mi ha raggiunto attorno a mezzanotte, prima di Feltre, poi mi è stato dietro in furgone. È andato tutto bene fino al rettilineo finale del Fedaia, sono dovuto anche scendere dalla bici per recuperare qualche energia. Al passo Fedaia ci hanno raggiunti anche Stefano e Massimiliano e, con loro, prima delle 6 abbiamo iniziato a salire a piedi. Alle 9 e 45 eravamo alla croce per la fetta di strudel, e le foto con Carlo Budel». Ma come ogni appassionato ed esperto di montagna che si rispetti, per stappare ha atteso di essere tornato “con i piedi per terra”, dopo una notte intera con soli zuccheri, caffé e Redbull un po’ di prudenza in più non è mai troppa. «Con la discesa da fare non volevamo rischiare e quindi abbiamo anche rinviato l’appuntamento con la birretta». Dopo le foto di rito e gli aggiornamenti pubblicati nella seguitissima pagina Facebook dei “Dolomitici!” in furgone verso il meritato riposo. «Il meteo è stato clemente, anzi, faceva caldo, è stata un’esperienza che porterò con me per sempre. Anche le ore in cui ho pedalato da solo, in mezzo ai boschi, sono state indescrivibili».

LA PROSSIMA AVVENTURA


Archiviata la Marmolada bisognerà pensare alla prossima impresa. È probabile che Longoni ci pensi in queste ore, mentre sarà di rientro (per il fine settimana si è fermato da un amico a Predazzo). E visto che proprio in questi giorni è stata scoperta una nuova Grotta del Gelo sull’Etna verrebbe quasi da scommetterci che dopo essere saltato da una regina all’altra, potrebbe decidere di passare da un ghiacciaio ad un altro. In Sicilia, come in Veneto, né la salita né il mare mancano.
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Il Gazzettino