Fabio Troiano e Irene Ferri nella "Camera Azzurra" al teatro Bobbio

Fabio Troiano e Irene Ferri nella "Camera Azzurra" al teatro Bobbio
TRIESTE -  Sta per approdare (venerdì 8 novembre alle 20.30) sul palcoscenico del Teatro Bobbio lo spettacolo “La camera azzurra” dalla penna di Georges...

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TRIESTE -  Sta per approdare (venerdì 8 novembre alle 20.30) sul palcoscenico del Teatro Bobbio lo spettacolo “La camera azzurra” dalla penna di Georges Simenon e la regia della pluripremiata Serena Sinigaglia, interpretato da Fabio Troiano, attore popolare e sensibile di cinema e tv, e la giovane Irene Ferri affiancati da Giulia Maulucci e Mattia Fabris. Si tratta della prima trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo erotico noir, pubblicato nel 1963 e poi divenuto importante film, ed è una vicenda archetipica ove si mescolano sensualità, paura, pettegolezzo, omertà, tradimento e moralismo nello scenario di una provincia francese retriva e giudicante. Lo spettacolo si avvale delle scenografie di Maria Spazzi, vincitrice del Premio Hystrio Altre Muse, che per l’occasione ha immaginato un’ambientazione di grande impatto estetico ed emotivo. La storia, che coinvolge quattro volti sulla scena, è quella di due amanti, Tony e Andrèe, ex compagni di scuola oggi quarantenni ed entrambi sposati, che si incontrano nella camera azzurra per dare sfogo alla propria passione irrefrenabile.


Sono loro a ritrovarsi tempo dopo separati in un’aula di tribunale, accusati di aver commesso crimini efferati: l’eliminazione di entrambi i coniugi con modalità diaboliche. L’interrogatorio cui vengono sottoposti per svelare la verità e rispondere alla sete di giustizia della comunità diventa occasione per scoprire intriganti meccanismi e condurre uno scandaglio sull’umano e i suoi istinti più  segreti, la parte più interessante del romanzo. Concentrata sul cupo erotismo del testo e l’eterna conflittualità tra passione e ordine – la passione degli amanti e l’ordine della famiglia – la regia lavora sul concetto di colpa e l’ipotesi di plagio, scegliendo l’interrogatorio come luogo drammaturgico in cui si snoda il racconto e da cui si aprono e chiudono frammenti di realtà come flashback della storia. A guidare il confronto tra i personaggi un commissario ossessionato dalla risoluzione del caso, un poliziotto che conosce e vive in quell’ambiente di provincia asfittico, lui stesso parte di quella comunità chiusa e giudicante della quale, forse, è anche lui vittima e carnefice.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino