Lega, Barbisan attacca. E Boron passa al Misto

Lega, Barbisan attacca E Boron passa al Misto

Fabiano Barbisan
Il consigliere regionale Fabiano Barbisan è stato espulso dalla Lega per una frase sessista pronunciata in tivù («Quei ragazzotti, non si può dire neri,...

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Il consigliere regionale Fabiano Barbisan è stato espulso dalla Lega per una frase sessista pronunciata in tivù («Quei ragazzotti, non si può dire neri, bisogna dire di colore adesso, forse alle donne piacciono perché hanno magari un'altra dote sotto») ma non ha alcuna intenzione di fare ammenda. Né di chiedere di essere riammesso nel partito: «Auguro buon lavoro a quanti rimarranno nella Lega, io proseguirò a fare ciò che ho sempre fatto, a modo mio. Riprendendomi la mia autonomia di azione e la mia libertà di parola». Il collega Fabrizio Boron, espulso già a giugno, intanto è uscito dal gruppo Zaia Presidente e ha aderito al Gruppo Misto.

LA NOTA
Barbisan ieri ha diffuso un comunicato in cui, senza mai citarlo, se la prende con «il giovane politico». Cioè con il segretario regionale Alberto Stefani. Ha scritto: «Leggo che la mia espulsione dalla Lega, a dire di alcuni suoi valenti esponenti, potrebbe essere revocata se dessi atto "pubblicamente dell'errore commesso, ad esempio presentando una mozione contro la violenza sulle donne o altre iniziative simili". Già mi ero scusato con quelle donne che si erano sentite offese. Poi sono rimasto in silenzio, fino ad ora, solo per espressa richiesta di alcuni appartenenti di un partito di cui ora però non sono più partecipe». «La questione in fondo è semplice ha aggiunto - e molto prevedibile: partecipo ad una trasmissione in cui si affronta un problema su cui ho sempre assunto una posizione chiara: i flussi di migranti ormai fuori controllo che importano modelli culturali a mio avviso pericolosi, soprattutto per le donne. Ho fatto una battuta usando un banale luogo comune, come ce ne sono molti rispetto ai veneti e anche rispetto ai leghisti. La mia interlocutrice aveva sorriso alla battuta. Un giornalista ha drammatizzato. Un giovane esponente di partito ha colto l'occasione». Cioè il segretario Stefani? Interpellato, il consigliere regionale ha annuito. «Chi mi conosce e mi sostiene - ha scritto Barbisan - sa bene che sono stato presentato per ciò che non sono e sa cosa ho fatto. Lo sanno anche le donne che ho sostenuto sul piano politico a tutti i livelli in questi anni. Evidentemente solo il giovane politico non lo sapeva».


IL FUTURO
E adesso cosa farà Barbisan? Al telefono, il consigliere assicura: «Continuerò con la mia vita e continuerò anche a difendere le donne, come ho sempre fatto». Chiederà il reintegro nel partito? «No. Dal partito non sono neanche stato convocato, ho provato io a chiamare: non mi hanno risposto né richiamato». Arrabbiato o deluso? «Niente di tutto ciò, rimarco solo che c'è gente che prende il posto per lo stipendio». Passerà in un altro partito, FI o FdI? «Oggi non ho deciso niente». È sempre stato un finanziatore della Lega: darà ancora una mano? «Vedremo».


IL CAMBIO


Prima di Fabiano Barbisan, a essere espulso dalla Lega - ancora lo scorso giugno, alla vigilia del congresso regionale - è stato un altro consigliere regionale: il padovano Fabrizio Boron. Che l'altro ieri è uscito dal gruppo Zaia Presidente (lista nella quale era stato eletto) per entrare nel Gruppo Misto assieme a Stefano Valdegamberi, Fabiano Barbisan, Arturo Lorenzoni. Boron smentisce di aver preso la tessera di Forza Italia: «No». Ma la prenderà? «Nelle prossime settimane valuterò quale potrà essere il campo politico in cui svolgere il mio ruolo». Perché ora la decisione di passare al Misto? «Ho aspettato per vedere se arrivava un segnale, dal partito e dal contesto regionale, ma da giugno ad oggi il silenzio è stato totale». Il paradosso è che, pur espulso, Boron ha continuato a ricevere le comunicazioni della Lega, dal vertice al K3 con Zaia alla riunione della sezione di Padova. La prima cosa che farà nel Gruppo Misto? «Chiederò di essere assegnato alla Quinta commissione Sanità. La Lega nel 2020 me l'aveva negato». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino