MILANO - Si saprà nel giro di un mese se la Procura generale Milano, che a sorpresa ha sfilato le indagini alla Procura, rinnoverà la richiesta di archiviazione...
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«Abbiamo intenzione di operare alcuni approfondimenti investigativi» ha detto il pg in aula davanti ai difensori e al giudice. Ora avrà tempo 30 giorni per ulteriori accertamenti e per effettuare, se lo riterrà, alcuni interrogatori anche di testimoni, tra i quali, come è stato riferito, anche dell’ex numero uno di Expo nonchè attuale sindaco di Milano, Giuseppe Sala. L’inchiesta (che due anni fu anche al centro dello scontro tra l’allora procuratore Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo, escluso dalle indagini) sull’appalto più rilevante di Expo vinto dalla impresa padovana Mantovani grazie a un ribasso del 42 per cento su una base d’asta di 272 milioni, è partita nel 2012 e aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati, non solo di Acerbo e Baita, ma anche dell’ex manager di Expo Angelo Paris e degli imprenditori Ottaviano ed Erasmo Cinque. Le accuse a vario titolo sono turbativa d’asta e corruzione. E i nomi degli imprenditori ricorrono anche nell’inchiesta sul Mose.
Nella loro richiesta di archiviazione, depositata qualche mese fa, i pm avevano scritto che sebbene «l’attività di indagine ha evidenziato come nella procedura di aggiudicazione del principale appalto dell’evento Expo2015 vi siano numerose anomalie e irregolarità amministrative» - per altro evidenziate dall’audit interno - e come l’offerta «si presentava» così «anormalmente bassa rispetto all’entità delle prestazioni richieste dal bando», «non si è giunti a provare l’esistenza di accordi collusivi che avrebbero determinato i pubblici ufficiali, in cambio di una illecita remunerazione, a deviare le regole del corretto agire amministrativo». «Mi dispiace ma non ne so nulla.
Il Gazzettino