Conosce i killer, ma nega: indagato don Tiziano, parroco di Correzzola

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CORREZZOLA - Conoscerebbe gli esecutori di un omicidio, ma davanti al...

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CORREZZOLA - Conoscerebbe gli esecutori di un omicidio, ma davanti al magistrato ha negato tutto. È accusato dalla procura di Ferrara di nascondere nomi e cognomi di chi il 29 settembre 1988 uccise Vilfrido «Willy» Branchi a Goro, piccolo comune della provincia estense. In questi giorni il parroco di Correzzola don Tiziano Bruscagin, 74 anni, ha ricevuto un avviso di garanzia per false informazioni al Pm. Ieri pomeriggio dal suo alloggio di via Antonio Sandano a Villa del Bosco, frazione di Correzzola, ha riferito: «Vi ringrazio per la telefonata, ma non posso rilasciare alcuna dichiarazione, è un momento molto difficile per me, arrivederci». L'omicidio di Branchi ancora oggi è senza colpevoli. Il giallo di Goro si è riaperto l'hanno scorso quando don Bruscagin, durante un colloquio con un giornalista rivelò di conoscere chi aveva assassinato il ragazzo, un delitto - emerse - avvenuto nell'ambito di un giro omosessuale e forse dopo un gesto di ribellione della vittima, che fu uccisa con una pistola per macellare i maiali e il suo corpo venne gettato, nudo, lungo l'argine del Po. Tre le persone coinvolte, secondo i ricordi confidati dal sacerdote, uno lo ammazzò, gli altri due lo aiutarono ad occultare il cadavere. Quanto riferito al giornalista, però, don Bruscagin non l'ha confermato in Procura il mese scorso. Di fronte ai carabinieri e al pubblico ministero Giuseppe Tittaferrante, ha sostenuto di non sapere nulla sull'omicidio di «Willy». Un lungo faccia a faccia che non ha convinto gli inquirenti. Da qui l'avviso di garanzia, con l'ipotesi di reato prevista dall'art.371 bis del codice penale, che punisce con la reclusione fino a 4 anni «chi rende dichiarazioni false ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito». La popolazione di Goro intanto vuole la verità e si è già organizzata con fiaccolate per sensibilizzare la giustizia a fare il suo corso. Dopo quasi 27 anni da quell'omicidio, si rendono conto che la verità potrebbe emergere da un momento all'altro. A Villa del Bosco, invece, i parrocchiani non parlano e si limitano a difendere a spada tratta il loro sacerdote.




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Il Gazzettino