TRECENTA - «Dei ragazzi entrano nell’ex ospedale di Trecenta a rischio crollo, bisogna agire per impedire l’accesso e tutelare l’incolumità di...
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LE INTRUSIONI
«La prossimità con un istituto scolastico e la vicinanza ai giardini pubblici di viale Alighieri stimola la curiosità e lo spirito di avventura di ragazzi che trovano invitanti le finestre aperte al piano terra della struttura – spiega il comitato -. Le condizioni fatiscenti del fabbricato costituiscono un grave pericolo per chi dovesse introdursi all’interno nonostante la segnaletica esposta lungo la recinzione. Poiché raccogliamo continue segnalazioni di incursioni di giovani nella struttura, si invita a voler predisporre ogni ulteriore iniziativa al fine di impedire, con sicurezza, l’intrusione di persone e quindi possibili gravi incidenti». Sul pessimo stato del vecchio ospedale tuona anche Guglielmo Brusco, rappresentante di Prc, Unione Popolare e Sanità Polesine che rileva come per gli altri tre nosocomi dismessi con l’apertura del San Luca siano stati attuati, o da poco avviati come nel caso di Lendinara, interventi di recupero, mentre Casa Rossi è rimasta al palo.
RECUPERO AL PALO
«Già il numero attuale di posti letto previsti al San Luca dalle schede regionali ospedaliere, pari a circa un terzo di quelli previsti in fase progettuale, è un’offesa per tutti cittadini altopolesani; almeno per quelli dei comuni di Badia, Lendinara e Castelmassa c’è la consolazione di aver avuto i loro ex ospedali messi in sicurezza strutturale e, in tempi più o meno rapidi, trasformati per rendere possibile una loro nuova e utile attività al servizio della gente – afferma Brusco –. Tutti recuperati tranne il vecchio ospedale di Trecenta che sta crollando sotto gli occhi di una comunità, che però per gran parte è complice della Regione e del Comune di Trecenta, perché rimane in silenzio e subisce senza opporsi anche a questa ultima ulteriore e grave offesa. Un edificio come Casa Rossi, con spazi esterni anche molto interessanti, sta crollando sotto gli occhi di tutti. Di questo bisogna ringraziare, oltre alla Regione, anche tutti i sindaci, assessori e consiglieri comunali delle varie maggioranze che, almeno dal 2000, non hanno voluto o non sono riusciti a fare quello che a Badia, Lendinara e Castelmassa invece è stato fatto». Risulta che per il recupero di Casa Rossi fosse stato abbozzato un accordo tra Comune, Ulss 5 e Ater con la prevista disponibilità di 2 milioni per realizzarvi appartamenti per anziani ma, secondo quanto riferito dal sindaco Antonio Laruccia già un anno fa, l’azienda per le case popolari avrebbe chiesto di dirottare le risorse sul recupero di altri alloggi facendo sfumare l’operazione.
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Il Gazzettino