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BORGO VALBELLUNA - Non c'è pace per l'Acc di Mel. Il commissario straordinario ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per le oltre 70 persone che non saranno riassorbiti in Sest. Persone che al 31 dicembre saranno licenziate se non verrà ancora aperta cassa integrazione. Nel frattempo però scoppia il caso di una decina di donne che non possono accedere all'opzione donna in quanto l'Acc, per il ministero, non è più azienda in crisi.
IL CASO "DONNA"
Il sindacalista spiega quella che è una questione particolarmente delicata. «Tra le 76 lavoratrici e lavoratori che saranno licenziate ci sono anche una decina di donne che hanno maturato i requisiti per andare in pensione con l'opzione donna spiega Bona -.
LA LETTERA
Una situazione che secondo il sindacalista della Fiom non è tollerabile. «Abbiamo aperto i nostri canali ed abbiamo inviato una lettera al ministero del lavoro in cui chiedevamo che fosse emanata una nota più estensiva in concerto con il ministero dello sviluppo economico prosegue Bona -. Questo anche in virtù del fatto che Acc non esiste più, di fatto. Il ministero del lavoro, a questa lettera inviata oltre un mese fa, non ha mai risposto». Se non ci sarà nessuna modifica queste donne rischiano di dover lavorare fino a 67 anni. Donne che oggi hanno 62 anni e si trovano senza un lavoro. Come pensa il ministero possano essere reinserite? L'interrogativo che il sindacalista di pone.
L'APPELLO
Bona fa anche un appello all'unico parlamentare della nostra provincia, il senatore Luca De Carlo, affinchè si muova con i suoi canali "in primis perché il ministero del lavoro ci risponda, dato che si tratta di una lettera inviata ufficialmente e redatta insieme ai legali, quindi molto dettagliata e precisa. Secondariamente che faccia quello che è in suo potere per cercare di risolvere questa situazione in modo positivo per queste donne".
IL LICENZIAMENTO
Come detto, il commissario straordinario di Acc, Maurizio Castro, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo che porterà a fine anno a 76 licenziamenti. Il numero però è ben più basso in quanto la maggior parte di queste persone utilizzeranno la naspi come scivolo per raggiungere la pensione oppure hanno già trovato nuove opportunità. Da ricollocare, effettivamente, sarebbero una quindicina di persone, oltre a queste dieci donne che al momento sono in un limbo. La regione aprirà per loro dei corsi di formazione per il loro ricollocamento.
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Il Gazzettino