CIMADOLMO (TREVISO) - Per il fisco italiano era un evasore totale ma lui in realtà aveva dato la delega al commercialista affinché prelevasse dal suo conto corrente...
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Tutto nasce nel 2016 da un accertamento condotto dalla Guardia di Finanza nello studio di F.B, noto commercialista di Cimadolmo. Le Fiamme Gialle, fra le varie carte e documenti che venivano conservati dal professionista trovano anche le dichiarazioni dei redditi dell'albanese. Sono compilate correttamente ma non sono state inviate. Il 50enne entra quindi nel radar dell'amministrazione finanziaria e nei suoi confronti vengono condotte alcune perquisizioni, una nella sede della società e una nell'abitazione. Con riferimento all'anno 2013 tre anni dopo arriva il decreto penale di condanna, pari a 13.500 euro in sostituzione di 6 mesi di reclusione. Ma l'impresario edile si oppone e decide di difendersi e nello stesso tempo denuncia F.B., che nel frattempo ha fatto perdere le sue traccie.
«Le dichiarazioni di redditi in oggetto - ha detto nel corso della sua deposizione il fratello di F.B. - non sono state inviate per la disorganizzazione dello studio, è chiaro che non c'era l'intenzione di evadere. E gli ammortamenti relativi all'anno 2013, pari a oltre 50mila, non sono stati effettuati perché è sparito il libro che conteneva le indicazioni sui cespiti aziendali». Il processo è quindi giunto al capolinea con l'imprenditore l'albanese che è finalmente riuscito a dimostrare di aver dato delega al commercialista di fare le dichiarazioni, inviarle al fisco e prelevare dal suo conto gli importi relativi alla tassazione per i relativi pagamenti. Ma quei soldi non sono mai stati versati all'Erario. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino