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PADOVA - Il medico legale e professore Massimo Montisci, in rito abbreviato davanti al giudice del Tribunale monocratico Alessandro Gusmitta, è stato condannato a un anno e 2 mesi per evasione fiscale. Il pubblico ministero Giorgio Falcone aveva chiesto un anno e sei mesi. Intanto, ieri mattina, è proseguito il processo legato alla morte del 72enne Cesare Tiveron. In aula, davanti al giudice Mariella Fino, ha testimoniato l'ex direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan.
La sentenza
Il fascicolo sull'evasione fiscale è strettamente legato a quello per cui Montisci, difeso dall'avvocato Davide Druda, ha patteggiato diciotto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, per abuso d'ufficio continuato e truffa pluriaggravata continuata ai danni dell'Università e dell'Azienda ospedaliera di cui è dipendente. Era stato l'altro difensore del docente, l'avvocato Emanuele Fragasso, annunciando la richiesta di patteggiamento, a sollecitare un coordinamento tra i due procedimenti penali. Si chiedeva in pratica alla Procura di quantificare l'effettivo ammontare del danno arrecato da Montisci alle casse dell'Azienda ospedaliera e di conseguenza la quantificazione delle somme sottratte al fisco, svolgendo le sue attività libero professionali senza avere ottenuto l'autorizzazione ad operare intra moenia.
Il processo Tiveron: in aula l'ex dg della sanità veneta Mantoan
In aula ha testimoniato Domenico Mantoan, all'epoca dei fatti il direttore generale della sanità veneta. «Siamo partiti con l'auto dallo Iov - ha dichiarato davanti al giudice - e stavo guardando il telefono cellulare per cui non mi sono accorto di nulla. Ho sentito un botto e sulla destra della macchina ho visto un uomo con il casco e lo scooter. Sono sceso a dare soccorso». E ancora: «Ho chiamato il 118 e poi, visto il mio ruolo, ho chiesto alla responsabile del pronto soccorso dottoressa Vettore le sue condizioni. Poi mi ha chiamato per avvisarmi che era deceduto». Invece sull'autista Giorgio Angelo Faccini, Mantoan ha detto: «Dopo l'incidente non l'ho più sentito. Spesso era lui a venirmi a prendere perchè abita vicino a casa mia». Infine ha aggiunto: «Non mi sono mai occupato di medicina legale». Ieri hanno anche rilasciato dichiarazioni spontanee i tre figli di Tiveron, già risarciti con un milione e 550 mila euro. Ma l'intervento dei tre in aula non è piaciuto all'avvocato Emanuele Fragasso, difensore di Montisci. «Si sta violando la presunzione di non colpevolezza - è intervenuto il legale rivolto al giudice - si sta perdendo l'imparzialità. Le dichiarazione spontanee di un test della parte civile sono un istituto ignoto al codice. A questo punto non mi resta che chiedere la ricusazione del giudice». E il giudice del Tribunale monocratico Mariella Fino, è intervenuto per riportare la calma in aula. Nel sottolineare a più riprese la sua imparzialità, il giudice ha chiarito il motivo delle dichiarazioni spontanee rilasciate dai tre figli di Tiveron. «Il processo è anche un momento in cui si dà a tutti la possibilità di parlare. Sono umana anche io, capisco la sofferenza sia dell'imputato e sia della parte civile». La prossima udienza è stata fissata per il 14 di ottobre.
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