Eutanasia, la scelta di Giuseppina «Tradita dal mio stesso corpo»

Eutanasia, la scelta di Giuseppina «Tradita dal mio stesso corpo»
VERONA - Dopo la diagnosi di alterazione di tipo neoplastico che richiedeva urgente intervento chirurgico «mi sentivo tradita dal mio corpo e questo mi spaventava...

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VERONA - Dopo la diagnosi di alterazione di tipo neoplastico che richiedeva urgente intervento chirurgico «mi sentivo tradita dal mio corpo e questo mi spaventava perché dentro di me sapevo che in realtà proprio il mio corpo, con cui ero tanto arrabbiata, era il mio unico alleato nell'affrontare l'intervento e il post-intervento. Dovevo in qualche modo fidarmi di lui». Racconta così, Giuseppina Conti, ventenne veronese, il primo impatto con la sua malattia tra le più invalidanti: tumore allo stomaco, di origine genetica.


Racconta il giorno in cui la vita di questa studentessa universitaria, iscritta al primo anno di Lettere Moderna, è cambiata. «Il cancro non mi ha insegnato ad amare la vita perché l'amavo già, ma mi ha insegnato a viverla» dice all'Ansa Giuseppina, all'indomani del caso di eutanasia in Belgio. «L'eutanasia - ha commentato - è una scelta estrema. I dolori possono essere percepiti come insopportabili ma ci sono i medici pronti ad alleviarli. Credo che la vita sia altro. E quando si supera la malattia poi c'è la vita. Chi ha la possibilità di preservarla la vita, deve preservare - ha detto ancora Giuseppina - questo dono». «

Nel mio caso le decisioni le ho prese sempre io - ha sottolineato - con molta determinazione anche nel processo di alimentazione. Momenti di caduta ci sono stati e ci sono. Sia da punto di vista psicologico che fisico. Ok - mi sono detta - non potevo contare sul mio stomaco ma potevo contare su tutto il resto». E il pensiero subito è andato a mio zio, Diego che, a 39 anni, si è attaccato alla vita e ha combattuto con tutte le sue forze una grande battaglia che purtroppo però ha poi perso. «Il suo nemico si chiamava cancro ed aveva armi - scrive Giuseppina, sul sito dell'Associazione "Vivere senza stomaco" - più potenti di lui. È grazie a lui, grazie alla sua determinazione se invece io, pochi mesi dopo la sua sconfitta, la battaglia contro il cancro gastrico l'ho vinta
».


Tra momenti di rabbia e momenti di felicità nelle serate con amici, tra amici che hanno deciso di andare via, nonostante avessi veramente bisogno di loro e amici che, invece, dopo tanto tempo sono tornati. E con una donna, mia madre, che di andarsene non l'ha pensato neanche un momento, sono arrivata al giorno, il 18 febbraio scorso al Borgo Trento, dell'intervento di gastrectomia totale. «L'ospedale è un ambiente che all'inizio non potevo non odiare ma che pian piano - racconta ancora Giuseppina - ho imparato ad amare. È stato proprio lì che ho sentito, giorno per giorno, crescere dentro di me quella magica forza che si chiama vita». Ed è per questo, annuncia determinata la giovane veronese, «che è proprio lì che voglio tornare ma questa volta come dottore perché so di poter dar molto ai pazienti, qualcosa in più di una semplice cura: l'affetto e la speranza di poter vincere. Ho fatto il test d'ingresso a Medicina, e il 4 ottobre sapremo i risultati. La soluzione è imparare a vivere questa seconda nuova vita, una vita senza stomaco. Il cancro ha cambiato la mia vita, il mio presente ed il mio futuro», ha concluso.
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Il Gazzettino