Estrazioni di gas, parte l'impianto da 18 milioni di metri cubi l'anno

Estrazioni di gas, parte l'impianto da 18 milioni di metri cubi l'anno
TREVISO - Si comincia a estrarre gas dal sottosuolo del Montello. Ieri è entrato ufficialmente in funzione l'impianto realizzato dalla Apennine Energy, composto da un...

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TREVISO - Si comincia a estrarre gas dal sottosuolo del Montello. Ieri è entrato ufficialmente in funzione l'impianto realizzato dalla Apennine Energy, composto da un unico pozzo e costato circa 10 milioni di euro. La società legata alla compagnia inglese Sound Oil punta a raggiungere un picco di produzione pari a 50 mila metri cubi al giorno. Per il primo anno vuol dire qualcosa come 18 milioni di metri cubi. Per un valore di circa 3,2 milioni di euro. Poi la quantità di metano andrà via via calando. Quote che non superano il limite minimo per il pagamento di royalty. Il progetto è partito ormai nove anni fa con la ricerca di idrocarburi in un territorio di circa 530 chilometri quadrati nel cuore della Marca. Poi ci si è fermati a Nervesa, dove una spedizione targata Agip aveva individuato tracce di gas nel sottosuolo già nel 1985. Nella fase di studio è stato realizzato anche una seconda perforazione esplorativa. Ma non ha dato i risultati sperati e verrà chiusa. Così ci si è concentrati sul primo pozzo ribattezzato Sant'Andrea. Lo scorso luglio il ministero dello Sviluppo economico ha timbrato la concessione. E un mese dopo è arrivato l'annuncio dell'accordo tra la società e la Shell Energy Italia. Ora si andrà avanti a estrarre gas per un periodo compreso tra i nove e i dodici anni, immettendolo direttamente nella vicina rete nazionale Snam. «L'impianto è tutto alimentato elettricamente e a emissioni zero - sottolinea Leonardo Spicci, ad di Apennine - si tratta di una risorsa nazionale: un metro cubo di gas estratto qui ha l'impatto ambientale pari a un quinto rispetto a quello che arriva dalla Russia. Siamo orgogliosi di poter contribuire a valorizzare una risorsa made in Italy a vantaggio dei consumatori italiani».


Lunedì l'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse (Unmig) ha dato l'okay per quanto riguarda le condizioni di sicurezza, congiuntamente ai Vigili del Fuoco. L'impianto è interamente computerizzato: verrà controllato a distanza. A Nervesa ci sarà solo un sorvegliante. Come verrà controllata a distanza la rete di monitoraggio microsismico. Le sei centraline che verranno sistemate nel raggio di un paio di chilometri saranno collegate direttamente con il cervellone dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Ma la Apennine tranquillizza tutti. «Abbiamo voluto installare questa rete anche se le dimensioni dell'impianto non lo richiedevano - spiega Spicci - ricordo che la commissione che ha lavorato in occasione del sisma in Emilia ha dimostrato che non c'è alcuna correlazione tra l'estrazione e i terremoti». Lo conferma anche il sindaco Fabio Vettori: «Il ministero ci ha dato la garanzia che non ci sono assolutamente pericoli». Da parte sua il Comune ha sentito pure Enzo Boschi, già presidente dello stesso Istituto di vulcanologia. «Ci ha assicurato che non può creare problemi», sottolinea il primo cittadino. Come detto, il municipio non può contare sulla royalty.


Queste sarebbero probabilmente scattate se fosse stato avviato anche il secondo pozzo. Ma così non è andata. Il Comune non resterà comunque a bocca asciutta: anche se avrebbe potuto evitare di scucire un solo euro, la società ha infatti già firmato una convenzione che la impegna a versare un contributo di 270 mila euro per interventi di risparmio energetico nella nuova scuola media in costruzione a Nervesa. E tra un anno e mezzo, in base all'andamento dell'estrazione di metano, potrebbe essere siglato un altro accordo simile. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino