Estrazioni in Adriatico, Zaia boccia le trivelle al largo del Delta del Po: «Rischio subsidenza»

Estrazioni in Adriatico, Zaia boccia le trivelle al largo del Delta del Po: «Rischio subsidenza»
VENEZIA - Luca Zaia aveva detto no alle trivelle alla vigilia del referendum del 2016, quando al Governo c'era Matteo Renzi. E dice no anche adesso: «Siamo contrari a...

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VENEZIA - Luca Zaia aveva detto no alle trivelle alla vigilia del referendum del 2016, quando al Governo c'era Matteo Renzi. E dice no anche adesso: «Siamo contrari a nuove perforazioni, piuttosto siamo disponibili a potenziare l'attività del rigassificatore».


Sei anni fa il governatore del Veneto sosteneva «la delicatezza di un sistema vallivo-lagunare che dalle foci del Po si estende fino al Friuli Venezia Giulia», ammonendo che «il rischio della subsidenza è assai concreto, il più evidente, quello che ci dovrebbe se avessimo una politica estera autorevole spingere a curiosare anche sull'altra sponda dell'Adriatico». E poi: «Le trivelle risultano irrilevanti per i nostri bisogni energetici, ma decisamente impattanti per le conseguenze sull'ambiente». Adesso, con non più il centrosinistra ma Giorgia Meloni e l'intero centrodestra al Governo, il presidente del Veneto non cambia idea e ribadisce il suo no alla trivellazioni nell'Adriatico. E poco importa che Palazzo Chigi abbia dato il via libera alla ricerca di gas tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po: Zaia era e resta contrario. Ieri, a Roma per una serie di incontri istituzionali - prima con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, poi con il ministro dello Sport Andrea Abodi - il governatore l'ha ribadito. Testuale: «La mia è una posizione di coerenza, visto e considerato che nel 2016 ho sostenuto il referendum. Un referendum che ha avuto l'85,5 per cento dei veneti che si è espresso contro il proseguo delle estrazioni di gas senza limiti di tempo. Ci rendiamo conto che in questo momento l'emergenza energetica ci porta a fare anche questi ragionamenti, ed è corretto sondare tutte le possibilità, ma è pur vero che le perforazioni nel nostro Polesine hanno dato vita ad una subsidenza, cioè un calo dei terreni, fino a 4 metri»


L'ALTERNATIVA
E quindi? E quindi no. «Senza citare altri elementi tecnici - ha aggiunto Zaia - dico che le garanzie sono veramente minimali perché questo non accada ancora. Quindi, siamo contrari a nuove perforazioni, piuttosto siamo disponibili, sin da ora, a potenziare l'attività del rigassificatore».


Come andrà a finire? L'orientamento del Governo è stato riassunto dal ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso (FdI) ieri mattina a Radio Anch'io: «Andremo avanti lo stesso, è una delle urgenze per garantire continuità alle imprese energivore (vetrerie, ceramica, siderurgia) tenendo conto dell'ambiente». Ma nella Lega veneta anche altri si sono espressi contro le perforazioni. «No, no e poi ancora no», ha detto la consigliera regionale polesana Laura Cestari. E l'assessore allo Sviluppo economico Roberto Marcato: «Dobbiamo contemplare l'esigenza di avere sempre più autonomia energetica con le fragilità dei nostri territori».
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Il Gazzettino