Esorcismo di massa, antico rito patriarcale per scacciare il demonio

Il sale benedetto e, a sinistra, l’arciprete Duilio Corgnali
TARCENTO (UDINE) - «In tempi difficili quali quelli che stiamo vivendo, che possono portare le persone disperate a trovare sollievo dalla sofferenza e dall'angoscia negli...

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TARCENTO (UDINE) - «In tempi difficili quali quelli che stiamo vivendo, che possono portare le persone disperate a trovare sollievo dalla sofferenza e dall'angoscia negli oroscopi, nei maghi e nella cartomanzia, è più che mai necessario rafforzare la nostra fede in Dio, e farlo insieme. Non nella paura ma nella gioia che dona la liberazione da ogni male, come insegnano Gesù, il Vangelo e le Sacre Scritture». Questo, ma non solo, il fine dell'antico rituale del Grande Esorcismo che il vicario foraneo di Tarcento, l'arciprete monsignor Duilio Corgnali, officia domani alle 17, nella Pieve di San Pietro e Paolo, con la solenne benedizione dell'acqua, del sale e della comunità lì riunita.




Una celebrazione sacra di grande forza e suggestione, che affonda le sue radici negli usi, ormai quasi del tutto persi, che caratterizzavano il periodo epifanico della Chiesa cristiana Orientale in Aquileia: allora, infatti, il 6 gennaio non veniva ricordato per l'arrivo dei Re Magi ma per il battesimo di Cristo.



«L'acqua che si esorcizza con la solenne benedizione della vigilia rimanda a quella del nostro stesso battesimo - ricorda il pievano - . È con quel sacramento che si compie il vero primo esorcismo, infatti: con il rifiuto per tre volte di Satana, principio di ogni Male, e con la conferma per tre volte della devozione e della fede in Dio Padre, con il "Credo". Al termine del rito ognuno potrà portare a casa una bottiglietta di acqua esorcizzata e starà al capofamiglia aspergere gli spazi domestici per proteggerli dall'azione del Maligno».



Il rito, tutto in latino, durerà circa un'ora. Comincerà con le litanie dei Santi e col canto dei Salmi: il numero 28, dove Dio benedice il suo popolo; il numero 45, che riconosce nel Padre rifugio, fortezza e rocca; il 146, infine, che parla di speranza e di confido in Dio e non nei potenti. Poi si passerà all'esorcismo vero e proprio con la recita della Grande Preghiera contro il Male e il principio del Male, che è Satana. Si chiude col canto del Magnificat, del Te Deum e con la benedizione solenne su tutti i fedeli presenti in chiesa, che poi nelle loro case diverranno «Chiesa domestica». Una cerimonia che si ripete ormai da più di 12 anni, questa, e che a ogni 5 gennaio richiama in duomo un numero sempre più elevato di fedeli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino