​Cipressa sul podio 37 anni dopo l'oro del papà-ct: «Da lui nessun favore, anzi»

Cipressa sul podio 37 anni dopo l'oro del papà-ct
Bronzo olimpico per Erica a Tokyo 2020, trentasette anni dopo papà Andrea, i Cipressa diventano una dinastia. È una pagina storica per lo sport italiano e veneziano...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Bronzo olimpico per Erica a Tokyo 2020, trentasette anni dopo papà Andrea, i Cipressa diventano una dinastia. È una pagina storica per lo sport italiano e veneziano in particolare, quella scritta ieri dalla fiorettista Erica Cipressa che con suo padre a bordo pedana in veste di commissario tecnico azzurro ha portato il suo mattoncino per aiutare l'Italia a salire sul podio. Un terzo posto nella prova a squadre utile per allontanare l'etichetta flop totale, per una spedizione che quantomeno ha evitato in extremis di tornare a casa clamorosamente a mani vuote. Ormai lontani i tempi del Dream Team con Valentina Vezzali, attuale sottosegretario di Stato con delega allo Sport, a trascinare le compagne in pedana. L'Italia rosa è oggi in una fase di complicato ricambio generazionale con la capitana monzese Arianna Errigo a dir poco appannata dopo una super carriera, l'esordiente pisana Martina Batini, e la senese ex campionessa mondiale Alice Volpi lasciata troppo sola a predicare nel deserto o quasi. 


OCCASIONE

In questo contesto quello della debuttante Erica Cipressa è probabilmente l'unico vero sorriso giustificato in terra giapponese, essendosi messa al collo un bronzo a cinque cerchi 37 anni dopo papà Andrea, indimenticabile oro sempre nel fioretto a squadre ai Giochi di Los Angeles '84 assieme ai compagni di sala del Circolo Scherma Mestre, Mauro Numa e Andrea Borella, più Stefano Cerioni e Angelo Scuri. La 26enne miranese infatti, volata a Tokyo solo come riserva, è stata premiata con la possibilità di affrontare un unico ma importante assalto nella finale per il 3./4. posto contro gli Stati Uniti della neo campionessa olimpica Lee Kiefer. Gettata nella mischia a freddo in sostituzione della Batini nel settimo dei novi assalti, la Cipressa ha incassato la prima stoccata da Sabrina Massialas, annichilendola poi con un perentorio parziale di 5-0. Travolgendo le statunitensi per 45-23, le azzurre hanno sfogato la rabbia e la frustrazione per la semifinale (dopo aver regolato con un 45-32 l'insidiosa Ungheria) persa 45-43 contro la Francia. Un harakiri davvero clamoroso e inatteso, dopo aver avuto addirittura 11 stoccate di vantaggio sul 20-9: il rientro delle transalpine era stato con difficoltà ma tutto sommato controllato fino all'ottavo assalto, chiuso avanti sul 40-37 e con il pass per la finalissima nelle mani, sulla carta ampiamente sicure, di Arianna Errigo. Proprio l'atleta azzurra più rappresentativa è invece crollata in maniera a dir poco inaspettata, punita con un severe break di 8-3 da Ysaora Thibus. Per la cronaca la Francia ha poi ceduto l'oro allo strapotere della Roc (acronimo di Russian Olympic Committee, denominazione della Russia a Tokyo dopo lo scandalo-doping), vittoriosa per 45-34 trascinata dalla leader Inna Deriglazova ferita avendo dovuto cedere lo scettro olimpico individuale alla Kiefer dopo aver eliminato in semifinale la Volpi.


EMOZIONI

«Entrare a freddo non è stato facile ha ammette Erica Cipressa con la medaglia al collo ho mantenuta alta la concentrazione e le mie compagne mi hanno aiutata, perché è toccato a me quando già avevamo un ampio vantaggio. Ero pronta a dare tutto e sono contenta di esserci riuscita». Ancora una volta, giustamente, il citì Andrea Cipressa ha compiuto le scelte di natura tecnica puntando forte sul terzetto Errigo-Volpi-Batini. «Papà a fine gara mi ha abbracciata e mi ha detto che sono stata brava confida Erica . Il rapporto padre-figlio non è mai facile, ci sono spesso preconcetti. Lui però non mi ha mai avvantaggiato, anzi. E io volevo dimostrare al commissario tecnico e non solo a mio padre che mi merito di stare in questa squadra. Ai Giochi di Los Angeles 1984 lui ha vinto l'oro a squadre, io questo clima olimpico l'ho sempre percepito. Di sicuro arrivare qui da atleta è un sogno».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino