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PADOVA - Ville, palazzi, quadri e Ferrari. E poi campi, campi e ancora campi. Per l’infinito elenco di proprietà della famiglia Sgaravatti si preannuncia una battaglia legale, ma intanto quel patrimonio da favola si è alleggerito di una piccola parte. Dai documenti in possesso del Gazzettino emerge infatti che lo scorso dicembre, nove giorni prima di morire, la vedova Sgaravatti ha ceduto ad un noto imprenditore veneziano il “polmone verde” di Vigonovo: 18,5 ettari di terreni valutati 1,7 milioni più uno storico fabbricato da 100 mila euro. La procura speciale per questa compravendita è stata affidata ad un avvocato padovano, marito della donna nominata nello stesso periodo dalla Sgaravatti erede universale di tutti i suoi beni. Il testamento, la vendita dei terreni e poi la morte dell’anziana milionaria: è successo tutto nel giro di tre mesi.
Sgaravatti, eredità da 100 milioni di euro e due testamenti: scatta la battaglia legale
LA FAMIGLIA
Per arrivare all’ultimo atto bisogna riannodare i fili. A Padova gli Sgaravatti sono una famiglia leggendaria legata da due secoli ad un colosso del florovivaismo in grado di ornare sedi ministeriali e ville da mille e una notte. Alberto Sgaravatti è morto nel 2019 lasciando tutto alla moglie Renata Cappellato, lei se n’è andata a 75 anni il 19 dicembre 2020.
LE DATE
Quello del doppio testamento è diventato un caso e intanto emergono nuovi dettagli sugli ultimi mesi della signora Sgaravatti. Lo scorso 8 settembre affida la procura per vendere i suoi terreni ad un avvocato di Padova. Il 20 ottobre firma il testamento destinando tutte le sue proprietà alla moglie di questo avvocato. Il 10 dicembre l’avvocato si presenta in uno studio notarile di Mestre per cedere i terreni al nuovo acquirente. Il 19 dicembre l’anziana, malata, muore. Il 28 dicembre lo stesso avvocato si presenta da un altro notaio, questa volta a Padova, per depositare il testamento intestato alla moglie.
L’ACQUIRENTE
Il rudere e gli storici terreni di Vigonovo sono stati acquistati da due diverse società di una stessa famiglia: la Scantamburlo Group di Pianiga e la Scantamburlo Green di Mirano. Il presidente Luigi Scantamburlo ora spiega: «La trattativa è iniziata molti mesi prima: mi chiesero una cifra astronomica, poi trovammo un accordo. Ho sentito tre volte al telefono la signora Sgaravatti ma mi ha sempre detto di rivolgermi all’avvocato dicendomi che per lei era un figlio e che poteva seguire tutto lui. Io non so nulla del suo testamento e non mi interessa».
Ma su quell’area cosa accadrà? «Dei campi se ne occuperà un mio nipote coltivatore. Il rudere potrebbe diventare un agriturismo, ma servono soldi. Io vorrei farci tante casette con un pezzetto di terreno ciascuna, per destinarle ai pensionati che abbiano voglia di lavorare la terra». Per il resto del patrimonio, che comprende un palazzo affacciato su Prato della Valle, una collezione di auto d’epoca e una di quadri preziosi, ogni ipotesi resta aperta.
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Il Gazzettino