Ossa umane in loculi che dovevano essere vuoti: giallo ad Eraclea

L'entrata del cimitero di Eraclea
ERACLEA - Rivenuti resti ossei in nicchie che avrebbero dovuto essere libere. Può essere definita come un vero e proprio giallo la scoperta avvenuta al cimitero comunale di...

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ERACLEA - Rivenuti resti ossei in nicchie che avrebbero dovuto essere libere. Può essere definita come un vero e proprio giallo la scoperta avvenuta al cimitero comunale di Eraclea. In 16 ossari del camposanto di via 4 Novembre, sono infatti stati ritrovati dei resti ossei, ma secondo i dati in possesso dell’ufficio di Polizia mortuaria quelle stesse nicchie avrebbero dovuto essere vuote. E invece al loro interno sono state ritrovate 15 cassettine utilizzate per la conservazione di ossa umane mentre altri resti sono stati rinvenuti all’interno di un sacchetto nero. 



MISTERO
È per certi aspetti sorprendente il risultato del sopralluogo avvenuto giovedì mattina, nel cimitero di Eraclea capoluogo, che si era reso necessario in seguito ai risultati dell’attività di ricognizione iniziata mesi fa, dopo che si era registrata la presenza di numerose nicchie non ancora date in concessione e collocate in ordine sparso nel cimitero. Il sopralluogo, segnalato preventivamente, considerata la delicatezza dell’operazione, che prevedeva l’apertura dei loculi liberi, alla Procura della Repubblica, Prefettura e alla stazione dei Carabinieri di Eraclea, ha visto l’intervento del sindaco Nadia Zanchin e delle stesse forze dell’ordine. Lo scopo è stato quello di verificare, attraverso la loro apertura, che le 60 nicchie del blocco I e degli altri Blocchi risultanti libere, fossero effettivamente tali. Tutto di fatto è iniziato con la procedura di riorganizzazione dei servizi cimiteriali, datata novembre 2020, che prevedeva anche la verifica e il riordino generale a partire dalla ricognizione sullo stato delle concessioni. 
La successiva indagine, invece, si è resa necessaria dopo che lo scorso febbraio l’addetto necroforo, incaricato delle operazioni di verifica delle nicchie non date in concessione, aveva rinvenuto all’interno di una di queste (cui se ne sono aggiunte poi altre due) una cassetta in alluminio priva di sigillo e contenente resti ossei. Giovedì scorso, invece, la scoperta degli altri resti conservati appunto in quindici cassette e in un sacco nero. 

L’ANNO 1972

Ora, mettendo insieme le informazioni ricavabili in loco e i dati del registro cimiteriale, si sta cercando di arrivare all’identificazione puntuale dei defunti. Immediate, ovviamente, le indagini del Comune e delle forze dell’ordine. Come punto di partenza c’è la costruzione di quel blocco, realizzato nel 1988 e poi l’anno “1972” indicato in tutte le cassettine recuperate nelle quali era indicato anche il nome del presunto defunto, tutte persone originarie della zona. Ma i punti da chiarire sono molti, prima di tutto come mai delle nicchie che avrebbero dovuto essere libere, di fatto invece non lo erano. E quindi chi ha consentito alle tumulazioni visto che nei registri non c’è traccia. Ma anche chi le ha eseguite. Tutte domande al momento senza risposta, anche perché i necrofori in servizio negli anni ’90, anni in cui sarebbero state depositate le cassette nelle nicchie, sono tutti deceduti da qualche anno. Tra le ipotesi al momento al vaglio, c’è quella di un trasferimento momentaneo delle cassette rimaste poi nelle nicchie fino a ieri, magari dopo essere state riesumate da delle tombe a terra visto che tra i resti ossei è stato rivenuto anche del terriccio. «Per noi è un mistero – dice il sindaco Nadia Zanchin – anche perché, trattandosi di tumulazioni di molti anni fa non esiste una memoria storica attendibile. Ora cercheremo di rintracciare i familiari dei defunti ma, in assenza di prossimi congiunti, saremo costretti a procedere alla tumulazione nell’ossario comune». 

 

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Il Gazzettino