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ERACLEA - È mafia. Mafia vera. Mafia feroce. Mafia predatoria. Mafia imprenditoriale. E mafia politica. Quella di ieri. E anche quella di domani visto che i casalesi di Eraclea stanno lasciando il passo alla ndrangheta, un'altra mafia, ancor più pericolosa. Il Gazzettino lo ha scritto per anni, mettendo in guardia i cittadini onesti. Ma che fosse mafia era certo e oggi lo certifica la sentenza della Cassazione, sentenza definitiva, che mette il sigillo all'inchiesta della Procura di Venezia che ha smantellato la cosca dei casalesi di Eraclea. Una sentenza che mette fine ad anni e anni di tentennamenti e di dubbi da parte di chi non ha mai voluto riconoscere la pericolosità di una organizzazione malavitosa che era diventata parte integrante della vita cittadina. Al punto da sponsorizzare la squadra di calcio, da offrirsi di pagare le luminarie della festa patronale e al punto da inglobare nella sua organizzazione criminale fior di ditte private locali, a cominciare da quelle di proprietà di Graziano Poles - o partecipate da Graziano Poles, il quale aveva poi portato in dote ai casalesi il suo contatto con il sindaco Graziano Teso, definitivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. E Teso, va ricordato, ha fatto il sindaco per due volte e poi è stato il vicesindaco di Mirko Mestre, arrestato da primo cittadino quattro anni fa assieme al gotha del clan dei casalesi. Ma Teso è stato anche importante, per non dire determinante, pure per l'elezione dell'attuale Giunta guidata da Nadia Zanchin. Anzi, forse è meglio dire che, nella storia degli ultimi vent'anni di elezioni amministrative ad Eraclea, c'è stato solo un sindaco che non è stato eletto da Teso utilizzando anche i voti dei mafiosi e che non ha avuto rapporti con i casalesi ed è stato Giorgio Talon, il quale ha guidato una amministrazione che ha saputo resistere alle pressioni dei malavitosi. Ma a parte questi cinque anni di grazia, per il resto del tempo nella sede del Municipio si sono aggirati sempre quei loschi figuri che hanno continuato a fare affari sporchi dentro e fuori Eraclea.
L'EDILIZIA
Il clan dei casalesi infatti aveva allungato i suoi tentacoli su Caorle e Jesolo e, negli anni d'oro, cioè prima del 2006, il clan controllava ben 160 cantieri edili e dava lavoro diretto o indiretto a più di 500 persone.
Il Gazzettino