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ERACLEA - «Non è colpa dei medici o degli infermieri, è il sistema che non va: non si può continuare a parlare di eccellenza veneta». Una mano tesa a tutto il personale sanitario. Le parole sono quelle dei famigliari di Rosina Bassetto, 85 anni di Eraclea, che lo scorso 4 gennaio è rimasta dieci ore in attesa al pronto soccorso di San Donà con una polmonite bilaterale diagnosticata poco dopo il suo ingresso in pronto soccorso, dopo essere stata sottoposta ad una Tac. Da ciò la necessità di un ricovero, vista anche l'età della signora, tanto che l'anziana viene posta in astanteria in attesa di salire in medicina mentre la figlia che l'aveva accompagnata attende fuori, chiedendo però più volte di poter assistere la mamma.
In attesa per dieci ore
Ed è qui che inizia un'attesa di dieci ore, fino a quando la donna sfinita alle 22 decide di autodimettersi e di essere accompagnata a casa. «La nostra famigliare dicono i parenti continuava ad avere la tosse, ha anche chiesto dell'acqua ma nessuno avrebbe avuto il tempo di dargliela.
Rientrata a casa l'anziana, è stata seguita dal proprio medico di base che l'aveva inizialmente indirizzata al pronto soccorso. Secondo quanto riferito dai famigliari, le sue condizioni, grazie alla terapia prescritta, sarebbero in miglioramento mentre oggi effettuerà un controllo. «Vedremo cosa dirà il medico e cosa consiglierà concludono i famigliari , la nostra parente però ha già detto di non voler tornare in ospedale, non in quello almeno». La questione è diventata anche un caso politico, perché gli esponenti del Pd del circolo di Eraclea, hanno parlato di situazione «insostenibile», chiedendo al tempo stesso dei correttivi «per i pazienti e il personale».
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Il Gazzettino