Muri invasi dalle epigrafi, la protesta: «Rispetto per i morti, servono bacheche»

Epigrafi in piazza Ferretto a Mestre
MESTRE -  Sembra che a Mestre non ci sia posto per i morti. E che l’esiguo spazio dedicato loro, agli “angoli della città”, sia perfino esposto...

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MESTRE -  Sembra che a Mestre non ci sia posto per i morti. E che l’esiguo spazio dedicato loro, agli “angoli della città”, sia perfino esposto “alle deiezioni canine”. Lo denunciano alcuni cittadini, indignati per la «indecorosa affissione delle epigrafi funerarie sui muri del centro, senza rispetto nei confronti dei defunti e delle famiglie».


A farsi portavoce di questa segnalazione il presidente della Municipalità di Mestre Carpenedo Vincenzo Conte: «È una vecchia questione - ricorda -, già affrontata senza successo diversi anni fa. Ora, dai reclami verbali di un gruppo di mestrini, siamo passati a mettere tutto nero su bianco». Le epigrafi vengono esposte un po’ di qua e un po’ di là in piazza Ferretto, agli angoli con via Allegri, con il duomo e in calle del Sale. «Le persone che le collocano cercano di mantenere un minimo di ordine - riconosce Conte -, ma il quadro generale resta piuttosto brutto, con annunci appiccicati l’uno all’altro e attaccati con lo scotch. È una situazione che andrebbe normata, creando bacheche ad hoc, ordinate e dignitose».

La segnalazione è partita da Antonio Rolli, sottolineando come Mestre si differenzi in senso negativo dalle realtà cittadine limitrofe: «A Treviso sono state predisposte adeguate teche, distribuite in vari punti del centro - ricorda -, mentre qui in piazza, durante “le vasche” con il mio gruppo di bancari in pensione “per vedere se ci siamo ancora tutti o meno”, ci troviamo di fronte a quelle immagini degradanti».

Ma cosa ne pensano le imprese di onoranze funebri? Per Sandro Santinello, della ditta Rallo, la gestione delle epigrafi è molto complicata. «Innanzitutto - dice - non esiste un luogo istituzionalizzato dove affiggerle. Ognuno le mette a caso, e spesso unicamente per farsi pubblicità. Servono bacheche comunali, come a Padova, altrimenti diventa volantinaggio. Attaccarle ai muri di botteghe e abitazioni non sempre incontra il favore di negozianti e condòmini, incapaci magari di protestare perché vincolati dal rispetto verso i sentimenti». Eliana Busolin, dell’omonima ditta, si spinge oltre, parlando di «schifezza»: «Faccio questo mestiere da tanti anni - racconta - e non ho mai visto un tale ammasso di affissioni. Li chiamiamo i “muri del pianto”. E c’è da piangere anche di rabbia, per le aziende che, solo per promuovere la propria attività, attaccano epigrafi dappertutto. Mestre necessità di bacheche ufficiali, anche se poi prevedo una battaglia per accaparrarsi i posti». Ma in quali zone si potrebbero collocare? «Servono aree frequentate - suggerisce Vincenzo Conte - in centro, come nei piazzali Sicilia e Candiani, piazza Barche, parco Ponci, Municipio. Basta che i tempi di realizzazione siano brevi, anche perché si tratta di spese modiche». 

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Il Gazzettino