La battaglia di Pagnacco per salvare il suo falò dell'Epifania

La predisposizione del falò
PAGNACCO - Pagnacco va alla “guerra” del pignarûl. L’associazione Sostenitori tradizioni friulane, capitanata da un battagliero Sergio Freschi, che da...

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PAGNACCO - Pagnacco va alla “guerra” del pignarûl. L’associazione Sostenitori tradizioni friulane, capitanata da un battagliero Sergio Freschi, che da quasi tre mesi sta allestendo la sua pira epifanica sulla collina che domina il paese e la pianura friulana, non sembra avere nessuna intenzione di demordere, covid o non covid. Ma, almeno per ora, manca l’autorizzazione del Municipio. Il nodo, com’è evidente, è legato alle limitazioni imposte dalla necessità di contenere la pandemia, che hanno sconsigliato ad altri sindaci (vedi Aquileia) di consentire manifestazioni pur di lungo corso. Resiste Tarcento, che, con tutti i condizionali del caso, dovrebbe mantenere la sua ultranovantennale tradizione a Coia e in altri siti minori. Sempre senza pubblico, con accesso limitato agli organizzatori e ai media. E a Pagnacco Freschi e gli altri «irriducibili» del pignarul si chiedono: perché noi no?

 

IL PREFETTO
In effetti, la Prefettura non mette il veto. Interpellato in proposito, il Prefetto di Udine Massimo Marchesiello spiega, sul caso di Pagnacco che «non è vietato ma solo consigliato non organizzare falò con presenza non controllata di pubblico. Limitando a soli organizzatori e stampa è fattibile». Tira un sospiro di sollievo Freschi, che ancora attende il via libera del Comune. «Mi sono informato con l’amministrazione (retta da Laura Sandruvi, sindaco pro tempore dopo la morte del primo cittadino Luca Mazzaro ndr) che mi ha detto che viste le disposizioni del Prefetto, che vietano gli eventi, non mi poteva dare l’autorizzazione. Per questo mi sono mobilitato: sono oltre 50 anni che facciamo il pignarûl, non è possibile non farlo». Neanche a dirlo, «il nostro pignarûl è forse anche più bello di quello di Tarcento: ha dimensioni esagerate, in una posizione da cui domina tutta la pianura. Lo venivano ad ammirare addirittura da Trieste. Avevano organizzato una corriera. Ho dovuto dire: “Ragazzi, non potete...”. Sono 57 anni che lo facciamo. Ci lavoriamo almeno tre mesi. Adesso la pira è pronta: manca un giorno di lavoro». Purtroppo, prosegue Freschi, «ci sono sempre meno giovani che vengono ad aiutarci. Io cerco di mantenere la tradizione. Il Comune deve darci l’autorizzazione. Avevamo anche fatto l’assicurazione. A Pagnacco è un evento molto atteso. Ci chiedevano tutti: “Lo accendete?”. Se non stanno un paio di giorni con l’odor di fumo in piazza non funziona bene». 
 

IL COMUNE
Il pallino, quindi, è nelle mani del Comune. Ma Sandruvi spiega che «io purtroppo ho in mano le disposizioni ministeriali che vietano qualsiasi forma di evento pubblico all’aperto che non garantisca il rispetto delle restrizioni anticovid. Sto cercando di trovare qualsiasi forma possibile per ottenere una deroga. Certo è che per averla devo poter contare sulla garanzia del rispetto delle regole. Il pignarûl di Pagnacco è storico, da oltre 50 anni l’associazione e i volontari si prestano ad un lavoro certosino. Sono molto solidale con Freschi e con tutti i suoi collaboratori perché so qual è l’impegno dietro questa attività che valorizza la nostra tradizione. Ma il mio problema è che devo far rispettare le regole: come amministratore, come faccio a garantire che non ci siano assembramenti? Se poi arrivano 200 persone a vedere il pignarûl come facciamo? Sto cercando di avere il supporto della Forestale e degli organi competenti e sto tentando di trovare una soluzione che permetta all’associazione di accendere la pira, ovviamente nel rispetto delle regole. Purtroppo anche Pagnacco sta subendo un forte aumento dei contagi». Il Prefetto, però, non ha posto veti. «Non la chiamerei tanto una liberatoria. Di fatto sono io la responsabile. Mi dice: “Se vuoi farlo, fallo”. Ma io devo garantire il rispetto delle regole. Se fossimo dentro un edificio... ma siamo su una collina all’aperto. Chi può darci le deroghe ci dia la possibilità di fare il pignarûl con i dovuti supporti». 
TARCENTO


Intanto Tarcento si prepara al suo, di pignarul. Anzi, ai suoi. Perché oltre a quello di Coia «ce ne dovrebbero essere altri otto». «Mi sono rapportato con il Prefetto - dice il sindaco Mauro Steccati - e questo è lo scenario che abbiamo dipinto, rinunciando a tutto il programma che avevamo. Non abbiamo neanche fatto l’alzabandiera del 1. gennaio. Ma al pignarûl i pignarulârs non vogliono rinunciare, pur con tutte le raccomandazioni e le prescrizioni del caso. Ci vuole la collaborazione della gente. Mi auguro che si comportino bene». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino